Una carrozza attraversava la città.
All'interno vi erano due uomini.
Uno teneva in mano uno specchio e permetteva all'altro di specchiarsi.
“Com'è andata, signore?” Chiese a colui che si specchiava.
“Bene...” annuì all'altro, togliendosi la parrucca “... nessuno mi ha riconosciuto...” per poi staccare dal suo viso la cera e la finta barba “... e se neanche loro si sono accorti di nulla, allora davvero il Tempo è il mio miglior alleato...” pulendosi il viso “... del resto chi era quel ragazzo? Nessuno è davvero indispensabile... nessuno viene mai rimpianto...”
“Avete degli ordini, signore?” Domandò il servitore.
“Si...” fece lui “... recati alla chiesa, sai cosa fare...”
“Si, signore.”
“Ci ritroveremo a casa più tardi...”
Altea intanto si era affacciata sul sagrato della chiesa e vide sul ponte le guardie orientali del cavaliere.
Quelle stavano come sentinelle e presso di loro vi era una giovane fanciulla che subito Altea riconobbe.
Era Eilonwy, la nipote del banchiere Accio.
“Si, damigella...” disse il capo delle guardie ad Eilonwy “... tra breve il nostro padrone sarà qui... ci ha detto che doveva recarsi in questa chiesa...”
E proprio in quel momento sul ponte apparve un uomo a cavallo.
Era il Cavaliere di Altafonte.