“Beh, si...” disse Roberto a Clio “... immagino di si... potrebbe avere un significato quel fiore...” guardò poi la ragazza negli occhi “... ma perchè metterlo sul telo? Rifletti... perchè allora non portarsi via il quadro? Non ha senso penetrare nella cappella, infilare quel fiore e poi andare via... a che pro? Neanche un biglietto ha lasciato... e poi comunque i soldati affermano che nessuno si è avvicinato, a parte quel priore...”
Jacopo si voltò di scatto.
“Che priore?” Chiese ai suoi uomini.
“Il religioso inviato da Sua Grazia il vescovo.” Intervenne Padre Roberio. “Deve stipulare un contratto assicurativo per conto della diocesi.”
“Bisogna trovarlo subito.” Fece Jacopo.
I suoi uomini annuirono.
“Sarà meglio andare, Clio...” mormorò Roberto “... qui rischiamo solo di intralciare le indagini...”
Ritornarono così a casa.
I due giovani trascorsero allora l'intero pomeriggio nel giardino di villa Fiosari, dove Roberto si esercitò con la pistola in vista del duello che doveva tenere fra poco.
“Su...” ridendo poi lui “... cosa ne dici di esercitarti con un'arma vera?” Rivolgendosi a Clio. “Ti va di fare una gara? Semplice semplice, dai... metteremo quattro carte da gioco fra quei due rami stretti... l'asso di Picche, il fante di Quadri, il re di Fiori e la donna di Cuori... il primo che colpisce quest'ultima carta vince... ci stai? Prometto che sparerò dieci passi dietro di te e con una mano sull'occhio destro!” Sarcastico lui.
Ma proprio in quel momento giunse uno dei domestici.
Recava un biglietto da parte del viceprocuratore del re che lasciò nelle mani di Clio.