Sara e Riano si abbracciarono, io abbassai lo sguardo.
Improvvisamente mi sentivo male...
la storia che Jacopo mi aveva raccontato era diversa: aveva parlato di un inseguimento, sì, ma non con quelle tinte che le aveva dato Sara...
mi torcevo le mani, a disagio, in preda a mille domande.
L’amicizia esigeva rispetto, era vero... possibile che, invece, Jacopo fosse stato tanto vile?
Le mie mani sfiorarono quelle di Riano e di Sara, ancora strette le una alle altre...
“Vi chiedo perdono...” mormorai “Perdono per tutto il male che vi è stato fatto...”
Avevo gli occhi bassi, cupi...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Ma perchè” all'improvviso Sara “Francesco ha detto che presto non dovremo più sopportarlo? Cosa voleva dire?”
“Forse era solo molto arrabbiato...” rispose Riano.
“No, lo conosco...” scuotendo la testa Sara “... c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo... ho paura, babbo... paura che possa accadergli qualcosa di terribile...”
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Sollevai lo sguardi di scatto e li fissai...
Sara aveva ragione: le parole di Francesco erano state precise e anche a me, adesso che ci pensavo, erano suonate un po’ insolite...
“Andate a cercarlo...” dissi allora “Sono venuta qui con la mia carrozza... vi prego, permettetemi di prestarvela per andare a cercare Francesco...”
Senza aspettare la loro riposta, vedendoli ancora indecisi, li pregai di seguirmi in cortile dove chiamai il mio servitore e gli ordinai di restare ai comandi dei signori de’ Binardi per quel giorno, di portarli ovunque volessero andare.
Salutai Riano e Sara, dunque, e mi allontanai a piedi...
Poco fuori dal palazzo dei de’ Binardi c’era un maniscalco... mi presentai nella sua bottega...
“Sono lady Talia, moglie del capitano de’ Gufoni!” dissi “Necessito di un cavallo!”
Pochi minuti dopo stavo cavalcando a tutta velocità per le strade della città...
ero tesa, agitata...
le parole di Sara continuavano a vorticarmi in testa...
continuavo a chiedermi che cos’era che Jacopo non mi aveva detto, a chiedermi cosa aveva fatto e come mai mi avesse mentito...
ed ero così irritata che mi ritrovai, quasi senza accorgermene, nell’unico posto della città in cui Jacopo mi aveva proibito di andare, quel giorno: la Chiesa di Santa Felicita.