Disattivato
Registrazione: 16-09-2012
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Ascoltai Roberto attentamente, cogliendo ogni sfumatura nella sua voce, ogni mutamento del suo sguardo, e poi, sorrisi.
Il pensiero dei lunghi pomeriggi passati insieme sulla mia meravigliosa isola mi riempì di nostalgia, com'eravamo spensierati e felici allora, pensavamo di poter dimenticare il mondo attorno a noi, cavalcando per ore fino a costeggiare il mare.
Era davvero tutto ciò che potessi desiderare ma, naturalmente, solo una fanciulla poteva permettersi quei passatempi, non certo una donna, tantomento un esule.
Qualcosa in quel discorso mi colpì "Scappare?" esclamai "..e da che cosa? Non mi sembra che te la cavi male in questa città... hai una moglie deliziosa, un palazzo sontuoso e una reputaizione impeccabile..." risi "..dicano quello che vogliono quei due.. beh, se proprio vuoi dimostrare di essere più abile del capitano, allora potresti sfidarlo a duello.. hai detto tu che uno o due non fa differenza.. ah, e già che ci sei.. potresti sfidare anche Simone Misseri, così me lo toglieresti dai piedi.." risi nuovamente "...scherzo.. su.. e sia, andiamo a casa... io ho una nuova spada da provare... non sia mai che disonori quella lama.. mi ci devo abituare..".
Così lo seguii fino a casa, e per un ora buona dimenticammo tutto il mondo, concentrati com'eravamo sulle lame che si incrociavano.
Non so come avesse fatto, ma nella mia camera trovai dei calzoni, una camicia di seta e persino degli stivali, così non dovetti rimettermi i miei abiti che non sapevo che fine avessero fatto.
La mia spada era leggermente più pesante di quella che ero solita usare, l'elsa pesava un po' di più a causa dell'imponente decorazione, ma in fin dei conti, era maneggevole e mi abituai in poco tempo a lei.
Quando poi Selenia chiamò Roberto restai in giardino, passeggiando immersa nei pensieri.
Per un momento pensai che, se lo avessi attraversato, avrei trovato il mare, ma sapevo bene che non era così.
Mi isolai talmente tanto da essere in ritardo per la cena, e non mi ero nemmeno cambiata, sperai che non vi fossero ospiti, e così fu, fortunatamente.
Quando i due coniugi si ritirarono, tuttavia, restai ancora sveglia, inquieta e maliconica, nel palazzo silenzioso.
Non ero ancora pronta per dormire, il pensiero del duello e i ricordi mi tormentavano, rubandomi il sonno.
Decisi di uscire in giardino, poichè dalle finestre si intravedeva una splendida luna.
Ma poi qualcosa attirò la mia attenzione, non saprei dire cosa fosse, forse soltanto un'ombra, ma si muoveva con troppa rapidità per essere un'illusione.
Possibile che non vi fossero delle guardie? Un pensiero mi attraversò la mente: Roberto!
Chiamai un servitore e lo pregai di mandare due guardie davanti alla porta della camera padronale, che le svegliasse se necessario, ma di fare in fretta.
Scivolai in giardino senza fare il minimo rumore, sguainai la spada e la tenni ben salda nella mia mano.
La luce della luna mi permetteva di vedere distintamente, seguii quell'ombra.
Probabilmente avrei dovuto chiamare anche io le guardie, ammesso che fossero sveglie a quell'ora, non mi trovavo in un palazzo reale o in una fortezza, ma in una comoda residenza nobiliare di una città momentaneamente in pace.
Così decisi di fare da sola, restando defilata, in modo che, chiunque fosse non mi notasse.
Avrei voluto ammonirlo ma, se aveva cattive intenzioni, sarebbe scappato in un istante, e io non avrei saputo chi incolpare.
Sapendo che Roberto era al sicuro, cercai di capire chi fosse, e dove fosse diretto.
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