Quel palazzo appariva vasto e sfarzoso, di gusto rinascimentale, con dipinti alle pareti che raffiguravano i più disparati soggetti: da scene di caccia, a paesaggi bucolici e pastorali, finendo poi per spiazzare da immagini a carattere sacro, fino a quelle di contenuto classico e mitologico.
Gli arredi erano di tipico stile italiano, con decorazioni ed intarsi di pregevole fattura, mentre le pareti era trapuntate con stoffe e panneggi di Provenza, delle Fiandre e di Navarra.
Vi erano poi soprammobili e monili di vario stile, gusto e dimensione, perlopiù opera di artigiani di ogni regione, come forme di Murano, scrigni d'Istria e centritavola di Borbonica eleganza.
Ermiano prese a spiegare ad Altea gli ingredienti di quell'esotica cucina, ma proprio in quel momento si udì una carrozza.
“Sua signoria è rientrato...” disse Ermiano “... permettete, milady...” e si allontanò.
Ritornò poco dopo insieme ad Altafonte.
“Oh, ora immagino cosa provò Marte nel vedere sorgere Venere dalle acque e ritrovarla poi nel suo giaciglio...” sorridendo il cavaliere “... è un piacere rivedervi, milady...” salutando poi Altea e sfiorandole la mano con un bacio.