Mi voltai quando udii la porta aprirsi e rimasi in silenzio a fissare l’uomo che si avvicinava a me con passo sicuro.
Socchiusi gli occhi, appena...
osservando ogni suo passo, ogni suo pur involontario gesto...
ricercavo un appiglio, ricercavo le sensazioni provate alla festa degli Accio...
ricercavo il ragazzo nascosto nell’uomo...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Milady...” avvicinandosi a lei “... poche cose mi sorprendono ormai... e la vostra visita è una di queste...” e le sfiorò la mano con le labbra.
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La mia mano rimase nella sua per un tempo appena superiore al necessario, tuttavia non la ritrassi, attesi che fosse lui a lasciarla...
poi sorrisi appena, ed abbassai lo sguardo per un istante.
“Sorprendere voi, milord...” mormorai “Ho la sensazione che sia impresa tutt’altro che semplice, sorprendervi... l’esservi riuscita, dunque, deve senz’altro essere considerato un mio piccolo merito...”
Lo fissai, con i miei occhi nei suoi... per un tempo infinito...
poi li distolsi...
“Mi trovavo nell’esigenza di abbeverare il mio cavallo, sapete...” dissi poi, con il tono di chi parla del più e del meno “Poco fa. E, passando proprio qui di fronte, i vostri servitori non hanno negato l’acqua al mio cavallo... e a me la loro cortesia. Di questo, milord, mi dicono, che è voi che devo ringraziare... è così?”
Il tiepido sole autunnale era alto e bagnava la piazza di una luce morbida.
I miei occhi, tuttavia, non notavano affatto quella meraviglia, quel giorno... i miei occhi, quella mattina, erano presi da ben altro: la scena, che mi era parsa orribile e che si era presentata ai miei occhi...
“Milord, mi rincresce...” disse l’uomo “Io non volevo... non so come sia successo... ma rimedierò...”
“E’ già la terza volta...” disse la voce dura di Jacopo “La terza! Sei un incapace!”
“Jacopo...” tentai di intervenire, ma il giovane uomo, poco più che un ragazzo, mi fece segno con la mano di restarne fuori...
“Milord... è stata solo una serie di incresciosi incidenti...” disse l’uomo...
Ma tacque, perché Jacopo lo colpì con forza con in suo frustino...
io spalancai gli occhi, colta di sorpresa...
spalancai gli occhi ed indietreggiai... ero spaventata...
“Consideralo un avvertimento, maniscalco!” ringhiò Jacopo “Se il mio cavallo si azzopperà perché tu non lo ferri a dovere, te ne riterrò responsabile... e, se tornerò qui, non sarò così accomodante!”
L’uomo annuì, tenendosi la mano sul volto colpito...
io indietreggiai ancora, poi scappai via...
attraversai la piazza, ero disgustata... e solo quando raggiunsi il pozzo dall’altra parte mi accorsi del ragazzo seduto distrattamente sul gradino più alto...
lo guardai e lui guardò me, in silenzio...
io ero senza parole e lui, forse, lo intuì dal mio sguardo...
“Sai...” iniziò a dire.
“Sta’ zitto!” mormorai, la voce quasi strozzata.
Lui mi fissò per un istante, con quei suoi occhi incredibilmente azzurri...
“Sai... un uomo non lo si giudica da come tratta i suoi pari, ma da come tratta chi gli è inferiore...”
Mi sorrise, mi strizzò un occhio con aria scanzonata e poi, quasi distrattamente, si allontanò.
Quel ricordo sfiorò i miei pensieri per un istante.
Fissai quegli occhi azzurri...
“Ma certo che è così...” mormorai “E’ così, se... se è vero ciò che mi è stato detto una volta... che un uomo non lo si giudica da come tratta i suoi pari, ma da come tratta chi gli è inferiore...”
Sollevai gli occhi nei suoi.