Capitolo IX: Caccia al ladro
“<<Oh, Achab!>> gridò Starbuck <<non è troppo tardi, neanche adesso, il terzo giorno, per desistere. Guarda! Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu, che lo cerchi da insensato!>>”
(Herman Melville, Moby Dick)
La ragazza guardò Clio e le sorrise teneramente.
Dall'aspetto sembrava una popolana.
Ma i tratti e lo sguardo avevano un qualcosa di indefinito, di sfuggente.
“Salute a voi, miei signori...” disse “... queste colline” guardandosi intorno “sono ciò che resta di un'antica leggenda...”
“Quale leggenda?” Chiese Roberto.
“Quella cappella” indicando l'edificio sacro la ragazza “è l'unica cosa che può sorgere qui... oltre ad essa troverete solo il sibilo del vento e il silenzio dell'oblio... è dedicata all'Arcangelo Michele ed io vengo a pregare qui tutti i primi Venerdì del mese...”
“E la leggenda?” Domandò di nuovo Roberto.
“Secoli fa” raccontò la ragazza “qui sorgeva una grande e ricca città... essa venne poi distrutta e su queste terre venne imposto l'assoluto veto di costruire ancora... eccezion fatta per la Cappella di San Michele... ma una leggenda vuole che prima della sua distruzione gli abitanti riuscirono a portare fuori dalle mura tutte le loro immense ricchezze, nascondendo così quello sterminato tesoro qui intorno...”
“E qual'era il nome della città?” Fissandola Roberto.
“Altafonte...” rispose la ragazza “... oh, guardate!” Esclamò all'improvviso, indicando il cielo sopra la piccola cappella. “L'arcobaleno!”