Capitolo X: L'apparizione
“<<Ascoltate,>> disse lei “Byron mi ha giurato che credeva ai vampiri, mi ha detto di averne visti e me ne ha descritto i loro visi; ebbene, assomigliano perfettamente a quell'uomo là, con i capelli neri, quei grandi occhi luccicanti di una luce strana, quel pallore mortale; poi notate che non è con una donna come tutte le altre, è con una straniera... una greca... una scismatica... senza dubbio una maga come lui... Ve ne prego, non andate. Domani vi metterete sulle sue tracce, se così vi piace, ma questa sera vi ritengo impegnato.>>”
(Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo)
“Devo dire” disse Simone a Clio “che vi è del buono in ciò che dite. In effetti avete un quadro preciso e coerente di ciò che potrebbe essere. Di sicuro Mirabole verrà qui con la convinzione di essere comunque al sicuro da ogni pericolo. Ma noi dobbiamo essere più furbi di lui.”
Poi, alle parole di Clio, Roberto si voltò verso il capitano de' Gufoni e notò anch'egli Duon.
Annuì allora alla sua falsa cugina.
“Si, perdonateci, signor viceprocuratore...” rivolgendosi poi a Simone “... ma vi sono altri ospiti da salutare...”
“Si, certo.” Annuì Simone.
Così, Clio e Roberto si avviarono verso Duon e il capitano Jacopo.
Ma uno dei servitori incaricati di passare tra gli ospiti porgendo vassoi con calici del pregiato vino di Sygma, offrì in quel momento due coppe a Fiosari e alla ragazza che era con lui.
“A noi due,Clio...” fece Roberto, prendendo il calice dalla mano del servitore, mentre questi ne porgeva uno anche alla principessa di Crysa.
Ma sotto il gambo bagnato del suo calice, Clio si accorse che vi era attaccato un piccolo bigliettino.