“In verità” disse Jacopo a quelle parole di Clio “non credo che Sua Maestà conosca eventuali passaggi segreti. Ammesso che ve ne siano. Probabilmente essi erano noti solo al vecchio re, visto che il nostro odierno sovrano ha preso possesso di questo palazzo solo da poco tempo.”
“Voi” fece Simone “parlate spesso di Sua Maestà usando il termine attuale... non sapete che attuale, momentaneo, temporaneo, sono termini che Platone bandiva nel riferirsi ad un monarca.” Rise. “Ma forse voi, capitano, ritenete che ogni re sia passeggero.”
“Non mi interesso di politica” replicò Jacopo “e neanche di filosofia... sono un militare e sono votato all'obbedienza. Indifferentemente da chi mi governa. Credo che questo sia un gran valore per un suddito.”
“Certamente.” Annuì Simone.
Roberto intanto lanciava occhiate verso Clio, in preda a diverse sensazioni che lo rendevano visibilmente inquieto.
“Ma mi chiedo...” mormorò poi “... mi chiedo... e se questo Mirabole si stesse solamente prendendo gioco di noi? Manca ormai mezz'ora per la Mezzanotte e di lui neanche l'ombra... e poi... siamo certi che possa davvero rubare il quadro? Perchè allora non ci è ancora riuscito?” Sorrise per coprire il suo nervosismo. “Scrive biglietti come fosse un gioco di società... di quelli in cui si caccia il tesoro... e intanto il quadro è sempre là...”
“Parlate così” intervenne Duon che era rimasto un po' in disparte “solo perchè non conoscete bene Mirabole.”
“Voi invece si, messere?” Fissandolo Roberto.
“Ho letto tutto ciò che è stato scritto sulle sue imprese.”
“I suoi furti volete dire.” Precisò Simone.
“E' lo stesso.” Disse Duon. “Ebbene, egli ha un codice di comportamento tutto suo... e posso dirvi che non ruberà quel quadro fino a quando esso resterà in quella chiesa.”
“Perchè mai?” Domandò incuriosito Simone.
“Vi ho detto...” mormorò Duon “... ha un suo codice di comportamento... probabilmente incomprensibile per noi...”
“Sembrate conoscerlo davvero bene.” Stizzito Roberto. “Siete forse voi Mirabole, messere?”
Tutti risero al sarcasmo di Fiosari.
“Vedete, milord...” sorseggiando del vino Duon “... non potrei mai essere Mirabole... egli non ruba per arricchirsi... a lui la ricchezza sembra non interessare... io invece non riesco a riconoscere nessun altro valore al mondo, se non quello del denaro... salute, amici miei...” e continuò a bere il suo vino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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