Tutto accadde velocemente.
Alla fine Clio riuscì a scappare da quell'imbarcazione ormai in fiamme.
Quando poi raggiunse i soldati, ormai svestita e scalza, parlava loro ma quelli apparivano occupati a fissare altrove.
Fu in quel momento che si accorse di ciò che guardavano i militari.
Sul ponte in fiamme dell'imbarcazione, poco prima di colare definitivamente a picco, vide due figure battersi a duello.
Una era il capitano Jacopo, mentre l'altra appariva indistinguibile per lei.
Il duello fu serrato, come se quei due contendenti fossero indifferenti al destino ormai segnato di quella barca.
Alla fine i duellanti arrivarono quasi a scontrarsi fisicamente, separati solo dalle loro due lame.
Poi un esplosione a bordo fece perdere l'equilibrio al rivale di Jacopo.
E questi lo colpì al viso mentre l'altro era ancora chino a terra.
La ferita fu seria, poiché l'altro non riuscì più a battersi, trovando rifugio poi solo tuffandosi nelle acque del fiume.
A quel punto Jacopo saltò su un piccolo battello condotto dai suoi uomini.
Appena in tempo per vedere l'imbarcazione del ladro scomparire nel fiume.
“Clio...” disse all'improvviso qualcuno “... Clio!”
Era Roberto.
Raggiunse la ragazza e la coprì col suo mantello.
“Come stai, Clio?” Chiese preoccupato. “Ti hanno fatto del male?”
In quel momento il battello col capitano Jacopo raggiunse la sponda del fiume.
“L'ho ferito!” Gridò Jacopo saltando a terra. “L'ho ferito! Al volto!” Urlò. “Gli ho lasciato una cicatrice sul viso! Ho ferito Mirabole!”