Talia si sentì in trappola.
La porta era chiusa e saltare dalla finestra risultava impensabile.
Poi ad un tratto il rumore di una carrozza che entrava nel cortile del palazzo.
La ragazza era ancora presso la finestra e la vide.
E da essa vide scendere il Cavaliere di Altafonte.
Lo vide bene.
E non aveva alcuna cicatrice sul volto.
Intanto, in un'altra stanza, Jacopo aveva raggiunto Simone.
“Allora...” disse questi “... siete inquieto... dunque temete di aver perduto il quadro?”
“Non pensavo al quadro ora...”
“E invece dovreste!” Scuotendo il capo il viceprocuratore. “Cos'avete? Sembra abbiate visto un fantasma!”
“Forse...” mormorò Jacopo “... rammentate Guisgard de' Binardi?”
“Cosa c'entra?”
“Non morì...”
“Sciocchezze!”
“Il corpo non lo trovammo mai, no?” Guardandolo il capitano. “E quello fu il nostro errore...”
“Vaneggiate!”
“Ne ho le prove.”
“E quali?”
“Talia l'ha incontrato...” con astio Jacopo “... lo so... lui l'ha sempre amata...”
“Se fosse in città noi l'avremmo riconosciuto.” Replicò Simone.
“Evidentemente è ben camuffato...”
“Come sarebbe a dire?”
“Che si è travestito per non farsi riconoscere.”
“Sarebbe un pazzo se tornasse qui.” Sbottò Simone. “Ammesso che sia vivo davvero.”
“Lo è.” Annuì Jacopo. “Ed è qui.”
“Perchè allora è tornato dove rischia di morire davvero stavolta?”
“Per vendicarsi...” con tono cupo il capitano “... di noi...”
"E come?" Con disprezzo Simone. "Guisgard era un poveraccio che non sapeva neanche impugnare un'arma!"
"E' qui e ci sta cercando..." sentenziò Jacopo "... e se non lo abbiamo riconosciuto, significa che non è più lo stesso di un tempo..."
E istintivamente Simone portò una mano sulla gola.