Sorrisi alla guardia.
"Arrivo subito, grazie..." Annunciai distrattamente.
Alzai gli occhi verso Roberto e sorrisi.
Lasciai malvolentieri la quiete di quella panchina, e in un attimo fui davanti a lui.
Vicina, molto, troppo.. Potevo quasi sentire il suo respiro.
"Hai dimenticato qualcosa.." Sussurrai, gli occhi nei suoi "..la responsabilità e il sacrificio.. Un nobile non vive per se stesso.. Non può semplicemente inseguire i suoi sogni, sentimenti, passioni, se non sono consoni al nome che porta e al sangue che gli scorre nelle vene.. È l'onore che ci distingue Roberto, e il vivere in funzione di esso.. A qualunque costo..".
Una fitta dolorosa mi attraversò l'anima e lo sguardo, nel pronunciare quelle parole.
Quante volte mi era stato ripetuto?
Ma dirlo ad alta voce, in quel momento, con quegli occhi scuri fissi nei miei, sembravano reali e crudeli più che mai.
Ma mi ricordavano anche perché non potevo dimenticare tutto, ascoltare il cuore e colmare la breve distanza tra me e lui, e sentire quelle labbra sulle mie.
Sembrava una distanza minima alla vista, pochi centimetri, ma a me sembrava una voragine incolmabile.
Forse Francesco aveva ragione, pensai arrossedo.
Ma, anche volendo, non potevo lasciarmi andare come una ragazza qualsiasi spensierata.
"Francesco sta bene.." Dissi, cambiando volentieri discorso, vista la tensione palpabile tra noi "..mi è parso sfacciatamente rassegnato alla morte.. Egoista, indisponente e intrattabile come sempre.." Annuii "...gli ho dato il disegno.. Domani devo ricordarmi di farmelo consegnare, devo ridarlo a Sara.." Sorrisi "Beh, andiamo.. Il viceprocuratore mi aspetta.. Tu che fai, vieni con me o resti qui?" Chiesi.
Poco dopo, raggiunsi la stanza del viceprocuratore, chiedendomi chi fosse quella misteriosa donna, e soprattutto se avesse ritrovato la parola dopo il nostro incontro di poco prima.
Avevo esagerato? Poco importava, avevo detto ciò che pensavo.
|