Roberto fissò Clio.
“Preferisco restare un po' qui...” le disse “... in questo cortile... comincio a non sopportare più la presenza di Simone Missani...”
La ragazza allora lasciò il suo finto cugino e si diresse verso l'ufficio del viceprocuratore.
Quando vi giunse lo trovò sprofondato nella sua sedia, con gli occhi fissi nel vuoto.
Accanto a lui vi era il capitano Jacopo, con uno sguardo invece cupo.
Era a guardare dalla finestra.
“Venite, entrate pure...” rivolgendosi Simone a Clio “... ci sono novità... abbiamo catturato una donna... si trovava nel carro che hanno usato per portare il quadro fuori città... ora la sta interrogando uno dei miei magistrati... ma la farò portare qui... così scopriremo cosa sa e chi ha rubato il quadro... se Mirabole o altri...” sorseggiò un liquore, quasi volesse riprendersi da una forte emozione “... poco fa qui vi era il Cavaliere di Altafonte... ha chiesto di poter girare un po' nel palazzo... tra breve credo ripasserà per salutarci... che inutile individuo è quello...”
Intanto, nelle prigioni del palazzo, qualcuno, con passo solitario e furtivo, era sceso in quell'Ade di ingiustizia.
“Chi è la?” Gridò il carceriere.
“La tua fortuna...” avanzando Altafonte.
“Chi siete? Qui non potete venire senza permesso!”
“Ecco il mio permesso!” Fece Altafonte, lanciando al carceriere un grosso zircone.
“Solo pochi minuti, signore...” prendendo avidamente quella pietra il carceriere.
Lo fece così entrare da Francesco.
“Chi siete?” Guardandolo entrare Francesco.
“Un fantasma, Francesco.” Rispose il cavaliere.
“Vi ho già visto...” mormorò il giovane “... si, alla festa del banchiere Accio... vi metteste in mezzo... cosa volete ora?”
“Quando eravamo piccoli” sorridendo Altafonte “giocavamo spesso ai duellanti... una volta sotterrammo in giardino i nostri tesori... io una mappa del tesoro disegnata da me... tu invece un piccolo flauto... il vincitore avrebbe preso tutto per sé... poi invece la mattina dopo andammo a scuola e niente più duello...”
Francesco lo guardò quasi incredulo.
“Qualcuno mi ha insegnato a tirare di spada...” riprese Altafonte “... mi ripeteva sempre... la spada è come un uccellino... stringila troppo e soffocherà... troppo poco e volerà via... hai cercato la morte in tanti modi, Francesco... Fiosari ti avrebbe ucciso... lo guardavo prima da una delle finestre... prima ancora alla festa degli Accio e poi al Palazzo Reale... non è un grande uomo... non ha il coraggio di seguire il proprio cuore... forse perchè non è abbastanza grande quel cuore... ma sa tirare di spada e ti avrebbe ucciso subito...”
“Tu...” balbettò Francesco.
Altafonte lo guardò con i suoi occhi azzurri.
“Sei...” a stento Francesco “... sei... vivo...”
“Il Giorno del Giudizio è prossimo...” sentenziò Altafonte “... e tu, come tutti i prigionieri, sarai liberato... correrai da loro...”
Francesco non comprese quelle parole.
Come coloro che leggono ora.
Si lanciò allora fra le braccia del fratello e pianse.
E Altafonte pianse con lui.
Poi il carceriere chiamò.
“Dovete uscire, signore...” mormorò.
“Aiutami...” in lacrime Francesco.
“Dio ti assista, fratello mio...” guardandolo il cavaliere.
Ed uscì.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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