Il Bosco
Impagabile servigio mi rende
né sperar potrei miglior conforto.
Rinfranca il cuore, ristora le membra,
per la mente in deriva dolce porto,
culla la coscienza che chiede requie
l’odoroso ventre di questo bosco.
Nodose fronde d’un verde fiorente
si piegano umili ai colpi del vento.
Chinarsi servili o essere divelte,
di là di questa non vi sono scelte.
Così mi narra il loro fruscio lieve.
Quanta pena mi fanno questi arbusti;
tanto meschini, simili a me.
Passato adorator d’un dio impotente,
vagabondo questuante felicità,
fui schiavo d’una fiamma presto spenta.
Non più per me è l’ora degli inchini,
così m’insegna questo bosco antico.
Hai ragione mio silenzioso amico,
franger si deve l’illusorio velo.
Fatta non sei per me, aurea prigione.
Infranta la gabbia della ragione,
in nuova libertà si levi il sogno.
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi
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