Le parole di Jacopo, dure, crudeli, sferzanti...
istintivamente mi rannicchiai sulla poltrona sulla quale mi aveva gettata, per proteggermi dal male che mi facevano le sue parole, come se mi stesse picchiando...
Tremavo.
Avrei voluto dirgli che non era vero, che lui non sapeva niente, che non poteva capire...
avrei voluto gridarlo...
ma il male che mi facevano quelle parole mi impediva di parlare, mi impediva di respirare quel dolore, forse mi impediva persino di pensare...
e il sonno della ragione genera mostri, genera dubbi e paure...
Poi, d’un tratto, Jacopo tacque.
Sollevai lo sguardo e, con sommo sgomento, vidi nei suoi occhi una luce diversa... la luce della comprensione.
In quell’istante capii di aver parlato troppo.
Con gli occhi spalancati per la paura, scossi la testa... tesi la mano, come a volerlo trattenere: dovevo dirgli che non era come pensava, che non era lui...
ma prima che potessi parlare, Jacopo era già corso via.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Camuffarsi... travestirsi...” ripetè all'improvviso “... cosa significano?” Tornò a fissarla.
Poi corse verso la porta.
“Tenetela d'occhio.” Ordinò ai suoi due soldati di guardia. “Fino al mio ritorno. E fate chiamare la Madre Superiora del convento di Santa Caterina.” Si voltò ancora verso Talia. “Mia moglie pare abbia a noia la materialità di questo mondo.” Ed uscì.
La porta fu di nuovo chiusa a chiave dall'esterno.
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La chiave girò di nuovo nella serratura della porta ed io non potei che sentirmi vagamente più tranquilla, ora che Jacopo era fuori da quella stanza...
mi rilassai appena...
distesi le gambe e tentai di alzarmi dalla poltrona, ma le ginocchia mi tremavano tanto che non ci riuscii al primo tentativo...