Fu tutto un attimo.
Prima lo scintillio delle lame, poi il gesto di Talia, improvviso e rapido.
La sua voce che andava spegnendosi poco a poco.
Infine i suoi occhi che divennero grandi e inumiditi.
Ora era fra le braccia di Guisgard senza conoscenza.
E lui gridò.
“Perchè...” disse incredulo Jacopo “... perchè, Talia...”
“Che tu sia maledetto...” fissandolo Guisgard.
Prese allora Talia con sé e corse via, fuori dalla stanza.
Un attimo dopo, preso dalla collera, Jacopo li seguì.
Guisgard raggiunse la sua carrozza nel cortile.
“Portatela dove sapete...” ordinò ai suoi uomini “... affidatela alle cure di Ermiano... presto... se le accadrà qualcosa, pagherete voi tutti con la vita...”
“Si, padrone.” Annuì uno dei soldati arabi.
Un momento dopo la carrozza era già diretta verso quel luogo.
Ma nel cortile del Palazzo di Giustizia Jacopo aveva raggiunto Guisgard.
Si fissarono negli occhi con ancora più odio.
“Ora morirai...” mormorò Guisgard.
“Allora verrai all'Inferno con me...” replicò il capitano.
Un attimo dopo riprese il clangore delle loro spade.
Qualche ora dopo...
“Tu non sai cos'è davvero...” disse Guisgard tenendola per mano.
“Allora dimmelo tu...” fece Talia.
Passeggiavano in quel sentiero, presso la cappellina di Altafonte.
“Il Fiore Azzurro” mormorò lui “è tante cose... ma forse è la meta di ogni sogno...”
“Che Fiore è?” Chiese lei.
“Lo scopriremo insieme...”
E la condusse nella cappellina di San Michele.
Qui vi era alla parete un grosso quadro.
Tanto grande che la ragazza riusciva a scorgerne solo una parte per volta.
E quando il suo sguardo raggiunse il centro del dipinto, vide un'enigmatica scena.
E all'improvviso una voce nel suo cuore:
“Et in Sygma ego”
Un attimo dopo i suoi occhi si aprirono.
Si era risvegliata.
Si guardò intorno ed era in una piccola stanza, arredata in modo semplice, ma scaldata da un camino acceso.
Ed udì delle voci lontane.
Ma non ricordava più quel quadro, se non quella voce udita nel suo cuore.