Entrai nella grande sala, e salutai con uno sguardo silenzioso la Vittoria che aveva sempre sostenuto il regno.
Certo, ora era un angelo, ma mio nonno aveva fatto in tempo a vederla come appariva nei secoli scorsi, una splendida vittoria alata, e io avevo imparato a ricordarla così, da un dipinto che aveva commissionato appena saputo del cambio di Fede della casa reale.
Il mondo era cambiato da allora, ma fortunatamente vi era un’adeguata tolleranza, e i senatori mi avevano sempre rispettato, anche se non avevo mai aderito alla loro fede, non sconfessando la religione dei padri.
Salutai rispettosamente il senato, e restai impassibile alle parole del senatore Bool.
Dentro di me, però, ribollivo di rabbia.
Certo, loro stavano seduti in quella sala elegante e la colpa era nostra, sempre.
“I miei uomini stanno indagando in questo momento per accertare la dinamica dell’esplosione, sarete informati di ogni progresso.. pensiamo che i ribelli si siano serviti di bambini per entrare in città.. qualche soldato potrebbe essere stato indulgente con un bambino, ma li interrogherò al mio ritorno in caserma, ho già dato ordine di convocarli. Da domani, i posti di blocco verranno duplicati, e sarò io a scegliere personalmente gli uomini che li sorveglieranno, e state certi che da domani verranno perquisiti anche i bambini, cani, gatti, vivi e morti…” dissi, ripetendo ciò che avevo detto ai miei soldati “Ma non basterà, i ribelli troveranno un modo, avranno sicuramente spie e appoggi in città… bisogna scoprire dove si nascondono.. quelle persone meritano giustizia..”.
Guardai ognuno dei senatori, e mi inchinai rispettosamente.
“Signori, se non c’è altro.. con il dovuto rispetto.. il mio posto è sul luogo dell’attentato con i miei uomini..”.
|