Guisgard, chiamati a sé i suoi compagni, salutò e ringraziò il contadino e sua moglie.
I cavalieri allora ripresero il cammino, seguendo le indicazioni della donna.
Imboccarono così uno stretto sentiero e risalirono una vasta ed alta rupe.
Ma più avanzavano, più si accorgevano che il tragitto si faceva in salita.
La nebbia era sempre più fitta e l'umidità di quel luogo cominciava ad umettare le loro corazze, rendendole pesanti e cigolanti.
“Sembra” fece Hands “che stiamo risalendo la Montagna del Purgatorio...”
“Vi è un che di spettrale in questo luogo...” mormorò Cossen.
“E se quella donna ci avesse ingannato?” Sbottò Emmas. “Magari questo sentiero non conduce in nessun luogo!”
“Non direi...” indicando la cima della rupe Guisgard “... guardate là... c'è qualcosa...”
Intanto, nella casa del contadino, l'uomo era intento a parlare con sua moglie.
“Non avresti dovuto mandare quei cavalieri da lui...” fissandola.
“E perchè mai?” Domandò risentita lei.
“Perchè li ucciderà tutti...”
“E cosa ci importa?” Sorridendo lei. “Almeno lascerà in pace noi... sono mesi che dobbiamo offrirgli pecore e maiali come tributo... e a volte non bastano neanche, visto che chiede anche il raccolto della nostra campagna... che siano le carni di quei cavalieri a sfamare i suoi maledetti molossi!” Esclamò lei.
“Che Dio ti perdoni, donna...” mormorò il contadino “... e che risparmi per me per averti sposata...”
Nello stesso momento, Guisgard ed i suoi compagni erano finalmente giunti presso la cima della rupe.
E qualcosa si era mostrato davanti ai loro occhi.
Un monumentale castello sorgeva quasi al di là delle nubi, dove il cielo sembrava perdersi in un incantato ed ancestrale crepuscolo.
“Chi mai vive in quel castello?” Stupito Emmas.
“Qualcosa mi dice che non voglio saperlo...” inquieto Hands.
“Non siate sciocchi...” fece Guisgard “... i cavalli devono riposare ed anche noi... nei paraggi potrebbe non esserci altro luogo in cui sostare... e noi chiederemo ospitalità in quel castello in nome di San Raffaele Arcangelo... andiamo...”