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Vecchio 16-01-2014, 01.35.31   #436
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard non aveva che bussato per tre volte con l'elsa della sua spada, che subito quel gigantesco portone si aprì. Si mostrò allora un vecchio sull'ingresso.
Era abbigliato come uno schiavo della gleba ed il suo aspetto appariva trasandato e grottesco.
La pelle era rugosa e cadente, mentre gli occhi sembravano due piccolissime fessure dentro le quali a stento si vedeva la luce della vista.
Si limitò solo ad aprire il portone, per poi ritornare dentro, senza mostrare alcuna reazione alla vista di quei cavalieri.
“Voi...” disse Guisgard chiamandolo “... siamo cavalieri in cerca di ospitalità per la notte. Potete dirci a chi appartiene questo castello?”
Ma il vecchio andò via.
“No, non può dircelo...” mormorò Cossen.
“Sembra un demente...” fece Emmas “... possibile che lascino un simile servo a custodire l'ingresso del castello?”
“Forse vuol farsi seguire.” Osservò Guisgard. “Andiamo dove è andato lui.”
E lo seguirono.
Giunsero così in una monumentale sala, piena di monili rozzamente lavorati, quadri che rappresentavano scene di guerra e animali impagliati di ogni tipo, come fossero trofei di caccia.
Vi erano anche mobili ed armi, che però, incredibilmente, avevano misure e fattezze straordinariamente grandi.
“Chi mai” stupito Hands “può impugnare armi simili?”
“Siamo capitati nel castello di qualche gigante!” Esclamò impressionato Emmas. “Andiamo via, finché siamo in tempo!” Prendendo per la giubba Guisgard.
“Sta calmo, Emmas...” prendendolo per la mano Guisgard, facendogli così lasciare la sua giubba “... la paura ti ha forse fatto dimenticare la voce dello stomaco e la stanchezza?”
“Non vedi che è tutto strano qui?”
“Calmati, ora...” fissandolo Guisgard “... quelle armi e quei mobili sono sicuramente oggetti da mostrare come trofei... saranno opera di artigiani abili in questa particolare maestria... questo castello con ogni probabilità appartiene a qualche eccentrico e ricchissimo signorotto...”
“Ehi, Guisgard!” Chiamò Hands, che con gli altri aveva fatto un'altra incredibile scoperta in quella sala. “Vieni a vedere! E vieni anche tu, Emmas!”
I due raggiunsero gli altri e videro qualcosa che li stupì non poco.
Sull'alta tavola era stata preparato un sontuoso pasto.
Ma la cosa sorprendente è che tutto appariva della stessa misura dei mobili e delle armi.
Così, in piatti e vassoi dal diametro di vari metri, erano servite salsiccia grosse come mucche, forme di formaggio alte come quadriglie e pezzi di pane ampi quanto letti matrimoniali.
Inoltre, in coppe e bicchieri larghi come pozzi di campagna vi erano vino e liquori vari.
“Forse il nostro misterioso ed originale padrone di casa” guardando quelle cose Guisgard “ha voluto farci trovare una cena già pronta.”
“E se fosse il castello di una qualche divinità celtica?” Avvicinandosi a lui Slhas.
“Sei diventato forse pagano, amico mio?” Fissandolo Guisgard. “E poi, che io sappia, le creature divine non mangiano formaggi e salumi.”
“Cosa facciamo?” Chiese Emmas.
“Io non so voi...” disse Hands “... ma io ho fame...” e si arrampicò sulla tavola, per poi cominciare a mangiare ciò che c'era nei piatti.
E così fecero altri dei suoi compagni.
Ma, ad un tratto, una strana sensazione prese Guisgard.
Il cavaliere allora si voltò a fissare uno degli alti bicchieri e notò che, quasi in maniera impercettibile, il vino in esso contenuto era attraversato da crespature.
Prima lievi, poi sempre più accentuate.
Fino a quando si cominciarono ad udire piccoli sussulti nella sala.
Poi sempre più forti.
Fino a scuotere tutto quell'ambiente.
“Il terremoto!” Gridò Emmas.
Quei sussulti fecero cadere Mein dalla tavola.
Il cavaliere si ritrovò così a terra.
Ma un attimo dopo, la porta della sala si aprì e qualcosa di gigantesco apparve.
E col suo piede schiacciò il povero Mein che si trovava ancora ai piedi della tavola.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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