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Vecchio 18-01-2009, 10.26.34   #14
Lancelot
Cittadino di Camelot
 
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Lancelot sarà presto famosoLancelot sarà presto famoso
Spero che anche gli altri non siano rimasti delusi, e accolgano con favore il prosieguo del racconto con... la penultima parte:

Ma il colpo più duro fu vedere Satanael. Lui, che era stato il più bello e luminoso fra gli angeli, era ora la più crudele delle creature di Dio. Ma, contrariamente a quanti avevano fatto la sua stessa scelta di rinnegarci, Satanael non sembrava per nulla un demone. Non era abbruttito, né deformato dal male che gli albergava in seno. Era anzi più splendido che mai, biondo, poderoso nelle sue robuste membra, le ali bianche più della neve. Nei suoi occhi scintillavano fiamme di una volontà irresistibile. La prima parola che ti veniva alla mente guardandolo era purezza. Si, anche il male può essere puro, quando è assoluto. La luce che da lui irradiava intimoriva angeli e demoni, perché lui era entrambi e nessuno dei due. Unico nella sua duplicità. Ebbi occasione di avvicinarlo appena mi fu ordinato di ridiscendere sulla terra. Troppo era il male che ora vi albergava, bisognava evitare che prendesse il sopravvento. Non saprei dire quanto tempo sia passato dal mio ritorno in cielo e la mia ridiscesa sulla terra. Un anno dei mortali è un istante per gli abitanti delle stelle. Fatto sta che nulla restava ormai della Terra che io avevo conosciuto. Satanael fu il primo ad accogliere la mia venuta. Disse di ritenerci tutti ancora fratelli, disse che si considerava fortunato ad aver trovato la verità prima di me, e che voleva rendermene partecipe in nome dell’antica affinità e amicizia. La sua tattica, lo riconosco, fu un colpo duro da parare per me. Mi mostrò la ricchezza, il potere, l’appagamento dei sensi, la straordinaria forza che venivano garantiti agli adepti del male. Poi li promise a me. Mi disse che “Bene” era la parola che un divino despota dava a ciò che lui chiamava invece schiavitù. L’ordinamento dei cieli altro non era che una monarchia assoluta, e Dio ne era il monarca. Disse che i Suoi precetti erano la negazione della nostra libertà alla vita. Egli aveva pianto quando Satanael si ribellò, non per l’amore di un padre che perde il proprio figlio, ma perché aveva visto in quel gesto un’avvisaglia che la sua sempiterna dittatura stava per volgere al termine. Poi cominciò a rivolgermi una serie di domande per insinuare il dubbio dentro di me, domande cui naturalmente io non sapevo rispondere.
“Perché, se altro non vuole che il nostro bene, Egli non ripulisce la terra da tutto il male che vi alberga? Perché non elimina la povertà, la fame, le guerre? Perché non dà a tutti la felicità che tanto predica?” mi disse pacatamente, rilassato, senza alterare o modificare il proprio profondo e piatto tono di voce.
“Io non so risponderti Satanael” gli dissi “ma i dolori che tu mi enumeri sempre ci sono stati. Pure tu prima d’ora mai hai messo in dubbio la bontà di nostro Padre, né i suoi precetti. Spiegami, fratello mio, cosa ti ha portato a questo cambiamento?”.
Cominciò così a narrarmi di quando era sceso nel mondo degli uomini, e, dopo qualche tempo, sentendosi schiacciato dalle sciagure e dal male che non riusciva a evitare e verso il quale si sentiva impotente, di come avesse intrapreso un lungo viaggio per capire, per interrogarsi lontano dalle depravazioni e dalle lordure che così profondamente stavano mutando il suo pensiero.
“Giunsi in un territorio immenso” disse. ”All’orizzonte vedevo quattro gigantesche torri nere che sembravano circondate dal fuoco. La terra sembrava un’infinita distesa di lava, il cielo era nero come la pece. Ma la vista degli occhi era offuscata da quella del cuore. Mi sentii pervadere da una fresca malvagità, ma non mi sentii oppresso, bensì libero. Provavo una sensazione nuova, mai percepita prima, una sensazione che volevo continuare a provare. Non ebbi la forza di avvicinarmi a quel luogo, anzi mi sentii costretto a piegare il ginocchio al cospetto di un tale potere. Il mio animo non ebbe più dubbi, sembrava che la stasi e il dubbio in cui ero vissuto fosse al fine terminata. Quel che vedevo sembrava lo specchio della mia anima corrotta. Capii. All’uomo piace vivere protetto dalla morale e dalla religione. Innalzando l’umiltà a valore sommo la morale è la consolazione dei deboli. Facendo dell’uomo forte l’immorale, essa segna il trionfo della cultura servile. La morale è il “sonno della vita” in cui l’uomo vive senza coscienza di sé, prigioniero delle illusioni e dimentico della propria natura libera.
La morale è una espressione di risentimento, pura volontà di vendetta dei sofferenti contro i felici, dei mediocri contro le eccezioni: è la degradazione del mondo.
Questo è il grande messaggio che ho imparato quel giorno. Ciò che i deboli chiamano male, i forti chiamano libertà.
La voce che mi si insinuò nel petto gridando: “ tua sarà la Terra se lì muovi, poiché un Dio fa di te la tua libertà ”, è stata maestra di tale insegnamento.
Obbedendole vi mossi. Giunto in città trovai una società in cui il bene e il male sembravano equipararsi, ed anzi nuove forze votate al male stavano nascendo. Me ne sentii attratto.
Il fuoco che mi brucia in seno, si alimenta di odio. Io detesto il bene. Il bene rappresenta il sacrificio della propria vita agli altri; ma quale maggiore sciocchezza? L’unico bene su cui si può contare è la propria forza, la propria volontà. Non è forse chi si affida agli altri come una barchetta in balia del tempo? Avanza pacifica finché c’è bonaccia, perisce sotto la furia di una tempesta. Per me spero una sorte diversa. Voglio essere una montagna che non risente dei cambiamenti di tempo. Io, me stesso, me medesimo, questa è la libertà per cui voglio lottare, per cui voglio morire. Chi predica diversamente non è degno di vivere.”
Così parlò Satanael. Erano parole affascinanti, senza dubbio. L’esposizione, il linguaggio semplice ma compito, la pacatezza del narrare e quel fiero sdegno verso qualsiasi padrone al di fuori di sé stesso, erano argomenti che avrebbero potuto attirare anche l’anima più pia. Ma sentii di dovergli rispondere, una mia anche minima esitazione o silenzio, avrebbe significato per lui una certa vittoria sul mio spirito.
“Fratello mio,” gli risposi “perché parli così? Non sai tu forse che la libertà cui tanto aneli è il primo dono che Dio ci ha fatto? Se non stermina il Male con la potenza della sua gloria è perché Egli ci vuole liberi. Vuole garantirci la libertà di una scelta, vuole lasciarci un’alternativa a sé stesso. Se facesse scomparire il male da ogni angolo della terra, se rendesse tutti i suoi figli felici, se si manifestasse in tutta la sua forza, chi mai potrebbe non sceglierlo come padrone e Dio? Potrebbe esserci qualcuno che non gli prestasse fede? Quella sì sarebbe dittatura, perché nessuno, posto dinanzi all’evidenza del suo fulgore, potrebbe rinnegarlo. Ma lui non vuole costringerci ad amarlo, vuole persuaderci. Mettendoci di fronte al Male e alla sua ferocia vuole farci capire quanto validi e sacri siano gli opposti principi di cui lui s’è fatto baluardo. La vera e onesta obbedienza che Egli chiede a noi, vuole e può ottenerla soltanto da una nostra libera scelta.”
Satanael mi guardò intensamente, i suoi occhi fiammeggianti scrutarono ogni centimetro della mia anima.
“Se così credi, Shealtiel,” mi rispose accennando un sorriso “buon pro ti facciano queste tue convinzioni. Ma arriverà il tempo in cui capirai quanto sagge siano state le mie parole e stolto il tuo cuore a non recepirle”. Dal canto mio, sperai quel giorno non arrivasse mai.
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi

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Ultima modifica di Lancelot : 18-01-2009 alle ore 10.32.03.
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