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Vecchio 20-01-2014, 01.02.12   #482
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quadro IV: L'ira di Belfagor


“Ah! Orrendo a dirsi, orrendo a vedersi con lo sguardo lo spettacolo che mi ha ricacciato indietro dal santuario del Lossia!”

(Eschilo, Orestea)



In quella sala, dove quasi ogni cosa appariva spropositata ed innaturale, dove l'altezza e l'ampiezza dei muri poteva contenere ciò che un uomo dominava solo con lo sguardo, era tutto imbandito per il sacrilego pasto di Passato.
Accanto alla tavola vi era un grande braciere, nel quale ardevano scricchiolando tizzoni avvampati da lingue di fuoco, che parevano fluttuare tra il carbone e la cenere ardente.
E il fumo, vagando per la sala, non trovando sfogo da porte o finestre aperte, incrostava le travi e le pareti, lasciando su di esse una patina di fuliggine nera che rendeva quell'ambiente ancora più cupo ed opprimente.
Il pavimento era formato da terra mista ad una sorta di calce primitiva ricavata da fango e pietrisco, battute fino a renderle dure e compatte, come si usava negli antichi castelli Longobardi.
Guisgard fece un cenno col capo e cominciò a suonare la sua ocarina.
“Voglio una storia” disse il gigante, sistemandosi comodamente sulla sua colossale sedia “con una morale. Mi piace ricavarne dalle storie che ascolto.”
“Certo, mio titanico uditore.” Sorridendo sarcastico Guisgard.
“Avete sentito?” Rivolgendosi piano Hands agli altri cavalieri, che con lui stavano ben nascosti sotto la tavola, mentre Guisgard tentava di intrattenere quel mostro. “Parla di morale quel maledetto... lui che ha divorato i poveri Mein e Slash quando erano ancora vivi... che vada in malora insieme al demonio a cui obbedisce...”
“Questa storia” recitò Guisgard “credo possa andare bene... un padre prese suo figlio e portandosi dietro il loro asino attraversarono vari borghi di un celebre ducato... in principio l'uomo scelse di far salire suo figlio sull'asino, mentre lui a piedi lo tirava per le redini... quando però arrivarono nel primo borgo lungo il cammino, qui alcuni criticarono quella scena... <<un padre costretto ad andare a piedi mentre suo figlio sta invece comodamente in groppa all'asino>>, dicevano... l'uomo, allora, fece scendere il suo figliolo dall'asino e vi salì lui... giunti però in un altro borgo, la gente del posto li fissava severamente... <<un povero fanciullo a tirare l'asino mentre suo padre se ne sta comodamente in groppa>>, mormoravano scuotendo la testa... l'uomo, così, salì anch'egli sul dorso dell'asino, arrivando in un nuovo borgo... ma anche qui ricevettero critiche dalle persone che vi abitavano, poiché la gente rimproverava loro che due su un povero asino erano troppo pesanti per l'animale... infine l'uomo, sconfortato, scese dall'asino e lo stesso fece fare a suo figlio, facendolo camminare così a piedi insieme a lui, mentre con le redini si portava dietro il somaro... ma nel successivo borgo che visitarono la gente li derise con vergogna... <<guardate,>> dicevano fra loro <<quei due hanno un asino e camminano entrambi a piedi!>> Ridendo di loro...” il cavaliere guardò il gigante Passato “... sapete riconoscere la morale di questa storia?”
Passato apparve pensieroso.
“Certo...” mormorò “... certo che posso trovarla... allora... vediamo...” e cominciò a rimuginarci su.
E tanto quella cosa lo prese, che quasi si dimenticò dei suoi prigionieri.
Guisgard allora, adagio, chiamò i suoi compagni.
“Presto, salite senza farvi accorgere sulla tavola e portate bicchieri e coppe dove sta seduto il gigante... poi, con attenzione, versatene il contenuto su di lui...”
“Vuoi bagnarlo con vino e liquori?” Fissandolo Emmas. “Pensi di farlo annegare forse?” Scuotendo il capo.
“Sta zitto e fa come ti dico...” con un cenno della mano Guisgard “... e fate in fretta...” per poi dirigersi, a piccoli passi, verso il grande braciere che Passato teneva accanto alla sedia per scaldarsi.
Qui il cavaliere estrasse una delle sue frecce e piano cominciò a far passare la punta sui tizzoni ardenti, fino a quando non divenne incandescente.
Guardò poi i suoi compagni che avevano ormai fatto ciò che lui aveva ordinato loro.
Fece così un cenno col capo e quelli versarono il vino e i liquori sul petto, sulla pancia e sulle gambe del mostruoso essere.
E appena si ritrovò bagnato, Passato, che fino a quel momento era rimasto così assorto nel meditare sulla storia appena udita da non accorgersi di nulla, saltò su irritato.
“Maldestri uomini!” Tuonò. “Guardate cosa avete fatto! Vino e liquori sprecati! Ora me la pagherete cara! Vorrà dire che mi disseterò col vostro sangue!”
Ma non terminò neanche di parlare che Guisgard scagliò con il suo arco la freccia incandescente verso di lui, facendola finire sulla giubba pelosa di Gigante.
E appena a contatto con il vino ed i liquori, la punta fece infiammare tutti gli abiti bagnati del mostro e in un attimo il fuoco avvolse la sua innaturale figura.
Le urla del mostro, allora, cominciarono a scuotere la sala prima e l'intero castello poi, facendo scappare di nuovo sotto la tavola quei cavalieri.
“Ah...” gridando dal dolore il mostro “... cosa mi avete fatto, cani...” mentre le fiamme lo avvolgevano sempre più “... cosa avete osare fare...” in breve il calore consumò i suoi abiti ed il fuoco prese poi ad attaccarsi sulle carni di Passato, che urlava e si dimenava sempre più per il dolore.
Un dolore insopportabile che lo rese folle.
Il titano demoniaco, così, iniziò a correre per l'intera sala, facendo tremare tutto il castello.
Si lanciava contro i muri, tra le tende, persino sui quadri, con la speranza di far spegnere quel fuoco che lo consumava tra mille tormenti.
Ma tutto era vano.
Anzi, in breve il mostro fece incendiare ogni cosa nella sala, fino a quando il fuoco divampò in tutto il castello.
“Mio signore...” in lacrime Passato “... aiutami... salvami con il tuo potere... non permettere che le fiamme mi vincano... aiutami, principe infernale...”
Ma nessuno ascoltò quella disperata preghiera.
Tutto questo mentre Passato si consumava, tra indicibili sofferenze, sotto lo sguardo implacabile di Guisgard.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

Ultima modifica di Guisgard : 18-02-2014 alle ore 00.50.43.
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