Non risposi a Gufo Scarlatto, limitandomi a fissarlo con sufficienza.
L’importante è crederci, povero illuso…
E adesso che fanno? Alzai gli occhi al cielo, nel vedere la reazione del mercenario.
Possibile che fossero tutti così ottusi?
Quando vennero alle mani, per poco non scoppiai a ridere.
Guardai Astin e con un cenno del capo gli ordinai di dividerli, con i miei uomini. Erano molti più di loro, non avrebbero trovato difficoltà.
“Adesso basta!” Tuonai, e la mia voce imperiosa risuonò nell’ippodromo.
“Gufo Scarlatto, se non sapete farvi rispettare dai vostri uomini, e lasciate che si discutano i vostri ordini non è affar mio.. ma avete un accordo con me, e vi converrà rispettarlo..” i miei occhi erano ghiaccio puro.
“Abbiamo una guerra da combattere, mi state facendo perdere fin troppo tempo con la vostra totale mancanza di disciplina..” sguainai la spada “Vi rammento che avete infranto la legge, e qui non potete nascondervi dietro le gonne dei senatori… Vi ho concesso quest’unica possibilità, perché solo collaborando saremo in grado di battere i nostri nemici, tiratevi indietro, e vi farò arrestare dai miei uomini all’istante per vilipendio dell’autorità… insieme al vostro schiavo, così potrete regolare i vostri conti in cella..”.
Mi allontani di alcuni passi “Ma preferirei porre fine a questa storia una volta per tutte… così imparerete a capire chi comanda in questa città..” allargai le braccia “Sto aspettando!”.
Possibile che quei dannati mercenari dovessero sempre portare guai?
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