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Vecchio 27-02-2014, 00.04.38   #930
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
"Kastor! Kastor!" Urlai. Ma le fiamme lo avvolsero senza che potessi fare nulla.
Non aveva senso, nulla di tutto quello aveva senso.
Dovevo rialzarmi, dovevo farlo.
Ma poi udii quelle voci, e non lo feci.
Un sorriso perfido mi attraversò il viso, facendomi dimenticare lo strano fenomeno della bambina. Aspettavo quel momento dalla prima volta che quei mercenari avevano messo piede in città.
Era meglio che mi credessero indifesa, molto meglio. Infondo, sottovalutarmi era stato il loro più grande errore.
Mi circondarono, ma io non sentivo i loro versi osceni, tanto erano sempre gli stessi, intenta com'ero a studiare la loro posizione, a pianificare le mosse.
Poteva sembrare che fossi sdraiata, ma avevo i piedi e le mani puntate, pronte a scattare.
Il tempo di un respiro, e partii.
Con la rapidità ormai acquisita, afferrai la gamba di uno di loro, facendo leva, lo feci cadere a terra, per poi portarmi immediatamente dietro la sua testa, e posare il mio peso sul suo collo, non aveva scampo.
Benedetto pancrazio! Non sarei mai stata grata abbastanza al mio maestro per avermi insegnato a lottare in quel modo.
Mi impossessai della sua arma.
E la festa ebbe inizio. In una situazione del genere non ero altro che una macchina da guerra, la cavalleria, gli ideali, l'onore, erano ricordi sbiaditi.
Ero una tigre in pericolo, più pericolosa che mai.
Un colpo, un altro, un calcio preciso. Miravo alla gola, agli occhi. Colpivo per uccidere, al massimo mutilare. Rapida ma forte, e implacabile.
Nessuna pietà, uomini che assalgono in gruppo una donna non la meritano.
I vestiti mi si appiccicavano addosso, sentivo del sangue ma non sapevo se fosse mio o no.
Schivavo, colpivo, schivavo ancora, sentivo la mia spada affondare nella carne, una volta, un'altra ancora.
Non era un duello, ma la mischia della battaglia. Quando ti allontani un secondo e ti assalgono in quattro contro uno.
Non c'erano eroi, solo guerrieri.
Ma nonostante il sangue, l'orrore, le ferite, il mio cure batteva forte, la battaglia ti fa sentire vivo. Devi essere un pazzo per amare questa vita, ma io lo ero, eccome.
Ero me stessa, inequivocabilmente.
I loro volti erano simili, distanti, io vedevo solo punti da colpire. La rabbia degli ultimi giorni verso quegli uomini indecenti si riversava nella mano che stringeva la spada.
La forza che riuscivo ad ottenere in simili momenti mi sorprendeva sempre.
In un momento vidi la soglia. Non l'avevo calcolata.
Fronteggiai ancora per un po' i mercenari, e poi corsi fuori.
Mi sarei buttata per terra, ma cercai di resistere.
Feci cenno ad alcuni miei soldati di avvicinarsi, e indicai loro la casa.
"Se qualcuno di quei cani è ancora vivo, sbattetelo in cella, con meno gentilezza possibile.." ordinai loro "hanno tentato di aggredirmi.." con un sorriso perfido "poveri sciocchi..".
Solo in quel momento sentii la stanchezza, le ferite, ma non mi importava.
Appoggiata al muro di una casa non toccata dalle fiamme, al sicuro tra i miei uomini, piansi in silenzio.
Il viso di Kastor la mattina della battaglia decisiva si mescolava a quello sfigurato dalle fiamme.
Fratello mio... perdonami... perdonami, amico mio... aspettami..
Avevamo combattuto insieme, avevamo superato gli orrori della guerra ridendo tra di noi, facendoci forza l'un l'altra.
E l'avevo visto morire tra le fiamme. Cos'avrei detto a sua madre? La verità, che era morto per cercare di salvare una donna e la sua bambina.
Cos'era accaduto in quella casa?
C'era una donna, io l'avevo vista, avevo sentito le sue grida. Il pianto della bambina si udiva dalla strada.
Non capivo, non capivo nulla. Non aveva senso tutto quello.
Ero debole e stanca.
L'energia quasi sovrumana della battaglia ha un prezzo. E io lo stavo pagando.
"Ho bisogno di un medico.." dissi ad alcuni dei miei "Scortatemi in caserma, e fate chiamare Amian.." ordinai loro.
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