Altea girò la chiave nel pesante lucchetto che teneva chiuso l'anello di ferro, fino a quando si sentì uno scatto.
Di colpo allora il lucchetto si aprì, lasciando così scivolare a terra la catena.
Elvet rise.
Era finalmente libero.
“Mi avete liberato...” disse guardando la bella avventuriera “... grazie a voi non sono più imprigionato in questa fredda stanza...” e per la felicità strinse ancora la donna fra le braccia.
E di nuovo la baciò con passione, assaporando il dolce e sensuale sapore delle sue labbra.
Baciò la bocca, il volto, scendendo poi sul suo collo lungo e bianco, fino a sfiorarle il petto con ancora un ultimo bacio.
“Vi mangerei di baci...” mormorò piano, tra felicità e passione “... tutta... mille volte... fino all'alba... già, l'alba... lo farei davvero... se solo non temessi il malvagio guardiano di questo castello...” restò a fissare i suoi occhi chiari, con le mani che le accarezzavano i lunghi capelli biondi “... ma non c'è tempo... dobbiamo lasciare questo luogo... venite...”
Uscirono così da quella stanza, muovendosi silenziosi e furtivi tra i lunghi corridoi del maniero, fino a raggiungere la stanza di Geroa.
Elvet vi entrò e trovò la donna addormentata.
Allora la svegliò.
“Presto...” rivolgendosi a lei che lo fissava incredula “... aiutateci ad uscire dal castello... non c'è tempo...”
Lei guardò Altea ed annuì al suo padrone.
Prese una lampada e condusse i due fino alle scuderie.
Elvet e l'avventuriera montarono allora su due cavalli e galopparono via, attraversando il portone aperto loro da Geroa.
Erano finalmente fuori dal castello.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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