Gufo ed i suoi ancora sghignazzavano per l'accaduto, quando, all'improvviso, si udì la voce agitata di qualcuno.
“Capo...” correndo verso di loro Boyke “... capo! Capo!”
“Che il diavolo ti porti!” Esclamò lo Scarlatto. “Cos'hai da urlare così?”
“Capo!” Arrivando davanti a lui il luogotenente. “E' fuggita!”
“Cosa diavolo dici?” Sgranando gli occhi Gufo.
“La ragazza è fuggita!”
“Come può essere?” Afferrandolo per la tunica lo Scarlatto e strattonandolo con vigore.
“Si, capo!” Annuì Boyke. “La cella è vuota! Le grate sono state segate! E dentro vi sono gli abiti che quella maledetta indossava al suo arrivo qui!”
“Come può essere?” Incredulo Gufo. “E il carceriere?”
“Dorme come un orso in letargo!” Rispose il luogotenente. “Ho cercato di svegliarlo, ma credo sia stato drogato!”
Il capo dei mercenari allora comprese tutto.
I suoi occhi divennero come tizzoni ardenti e spinse a terra Boyke per la rabbia.
“Quel bastardo...” mormorò “... quel cane mi ha ingannato ancora una volta... ed io ci sono cascato come un somaro... presto!” Urlò ai suoi. “Prendiamo i cavalli! Non possono essere andati lontano in due con un solo cavallo! Presto, raggiungiamoli!”
E si lanciarono all'inseguimento dei due fuggiaschi.
Intanto, nel bosco, il cavallo su cui si trovavano Guisgard e Clio galoppava rapido per quanto poteva tra la vegetazione e le tenebre.
Il cavaliere lo spronava come se volesse divorare in un sol boccone la distanza che li separava dalle mura della città.
Infine intravidero una luce davanti a loro.
La raggiunsero e si ritrovarono davanti ad una cappellina.
Guisgard saltò giù dalla sella ed aiutò Clio a fare altrettanto.
“Prendete questo...” disse togliendosi il mantello e mettendolo poi sulle spalle della ragazza “... vi riparerà dall'umidità.”
Bussò poi alla porta della piccola cappella con forza.
“Aprite, Fra' Vito!” Chiamò. “Aprite, presto!”
Pochi istanti dopo qualcuno rispose a quell'appello.
La porta infatti si aprì ed apparve un frate.
“E' andato tutto bene, figliolo?” Chiese il religioso.
“Si, fino ad ora...” annuì Guisgard, indicando poi Clio al chierico “... prendete il cavallo...”
“Si...” fece il frate.
Il cavaliere allora caricò due sacchi pieni di gusci di noci e di castagne sulla sella del suo cavallo, spronandolo poi a galoppare via.
“Ecco...” fece Guisgard “... ora seguiranno le tracce del nostro cavallo, che caricato con quei sacchi lascerà orme abbastanza marcate da ingannarli...” fissando Clio “... un cavallo con in groppa due persone lascia tracce profonde nel terreno umido.”
Arrivò il frate con un secondo cavallo.
“Mentre noi” mormorò Guisgard “fuggiremo indisturbati con quest'altro cavallo, raggiungendo la città per un sentiero secondario...”
“E' un buon piano.” Disse il religioso.
“In due su quel cavallo era impossibile sfuggire a quegli uomini...” guardandolo Guisgard “... ormai avranno scoperto tutto e bisognava depistarli... presto, dobbiamo ripartire subito...” rivolgendosi di nuovo a Clio “... venite...” montò in sella al nuovo cavallo ed aiutò la ragazza a salire “... grazie del vostro aiuto, padre...” sorridendo poi al frate.
“Che Dio vi assista, figlioli.” Benedicendoli il religioso.
Un attimo dopo il cavallo con i due fuggitivi lasciò la cappellina, sotto lo sguardo di Fra' Vito.