Guardai il giovane Lyon. Sembrava così triste e malinconico, come se gli fosse accaduto una grande e tremenda sciagura.
Mi si strinse il cuore! Poverino!
Gli sorrisi leggermente e gli parlai con dolcezza: “Siete perdonato, Messere Lyon! Anzi, scusatemi se sono stata così fredda e sgarbata!.....Se mi è concesso chiedere, come mai dite che questa è una triste landa?.....Cosa è capitato di tanto grave?....Quindi, questo bosco non vi appartiene!....Per quale ragione, non si può cacciare in queste selve?”.
Lyon fissava l’ orizzonte con occhi vitrei e senza anima. Con delicatezza lo scossi e chiesi: “Vi sentite poco bene?....Per l’ amor di Dio, ve ne prego, rispondete!”.
Mi venne un’ idea geniale: “Statemi ad ascoltare: andate a chiamare il vostro amico. Ma che sia qualcosa di veloce!....Io sarò qui ad aspettarvi per condurvi nella chiesetta di Fra' Venerabis, dove mangeremo fagiano, pesce, fagioli e frutta e berremo del buon vino rosso della Grecia. Che ne dite?” proposi con una vivacità che mi pareva svanita dopo le varie sventure.