Clio, amareggiata e delusa, lasciò la mensa, mentre quella chiassosa festa imperversava tra le risate dei soldati e le moine delle ragazze.
E nel vedere il suo capitano andar via in quel modo, Astin perse la calma.
“Balordi...” disse piano “... compagnia... attenti!” Urlò poi.
Tutti si voltarono e nella mensa scese un improvviso silenzio.
“E voi siete dei soldati?” Fissandoli uno ad uno. “Briganti forse! Questo sembrate! Briganti e villani! Non certo i soldati del re!” Scosse il capo. “Ma guardatevi... niente disciplina e niente dignità... così aspettavate il ritorno del vostro capitano?”
“Signore...” mormorò uno di quelli, mentre si accomodava la camicia “... volevamo solo divertirci un po'... magari prima che arrivasse il capitano...”
“Idiota!” Lo zittì Astin. “Il capitano è già qui! E vi ha visto! Certo, si aspettava di trovarvi in trepidante attesa, ansiosi di rivederla e preoccupati per la sua prigionia! Invece ha trovato solo un branco di ubriaconi che neanche ricordavano di avere un capitano!”
“Ehm, signore...” facendosi avanti Guisgard.
“State zitto voi!” Sbottò il luogotenente. “Avete già fatto abbastanza casini, non vi pare? E' per causa vostra che il capitano è andata via!”
“Lo so, lo so...” annuendo Guisgard “... non le vado a genio... lo so benissimo. Ma concedetemi di dire solo qualche parola.”
“Perchè?”
“Perchè qui sono uno dei pochi o forse l'unico a non essere ancora del tutto sbronzo.” Disse il cavaliere. “Questa festicciola è colpa mia. Ero da madama Layl e per festeggiare la mia partenza da Afravalone si era organizzata una festa. E quando ho saputo che anche i vostri uomini volevano trascorrere qualche ora spensierata ho pensato di portare qualcuna delle ragazze ed un po' di vino e birra qui.”
“Perchè mai?” Con rabbia Astin. “Non sapete che questa è una caserma, non un ritrovo?”
“Lo so benissimo.” Fece Guisgard. “E proprio per questo ho fatto ciò che ho fatto. Volevo solo dare un po' di divertimento a questi soldati. L'alcool e la vicinanza di una ragazza possono fare molto per l'umore di un soldato. Domani alcuni di loro partiranno per una spedizione lunga e pericolosa. Lo sappiamo bene. Una spedizione in una terra sconosciuta e probabilmente ostile. Qualche ora di svago non può che far bene a questi uomini. Anche perchè non è detto che rivedranno altri momenti simili.”
“Cosa intendete dire?” Chiese Astin.
“Gioia Antiqua” rispose il cavaliere “si trova agli estremi confini Settentrionali del reame, in una regione ignota. Una città retta da una regina che odia la nostra terra e la nostra popolazione. Avete chiesto a questi uomini di partire per questo viaggio e loro hanno obbedito. Credo meritino qualche ora di felicità. Anche perchè potrebbero essere le ultime.”
“Come sapete tutte queste cose?” Guardandolo Astin.
“Mio zio” mormorò Guisgard “amava raccontarmi delle storie sul nostro regno e su quelli vicini e lontani.” Prese il suo mantello. “Ecco, ora sapete perchè ho agito in questo modo. Ragazze...” rivolgendosi a quelle “... su, si torna a casa...” tornò a fissare Astin “... e dite al vostro capitano che partirò anche io domani. Ho un viaggio che mi attende da troppo. Così non sarà più costretta a sopportare la mia presenza.”
Ma in quel momento uno dei soldati si avvicinò al cavaliere.
“Le ragazze non andranno in nessun posto...” mormorò.
“Torna a sederti, sei ubriaco.” Guardandolo Guisgard.
“Tu non porterai via le ragazze...”
Il cavaliere lo fissò senza rispondergli nulla.
“Loro resteranno qui...” continuò il soldato, per poi estrarre la spada.
Davanti a quella scena alcune delle ragazze urlarono spaventate.
“Sei ubriaco...” senza tradire emozioni Guisgard “... metti via quella spada o ti farai male...”
“Perchè non vieni a prenderla tu, spaccamontagne?” Agitandola il soldato.
“Mettila via...” ribadì Guisgard.
Quello però, per tutta risposta, si lanciò su di lui urlando.
Il cavaliere lo evitò, girandogli intorno rapidamente e con una mossa lesta lo bloccò, per poi disarmarlo.
Lo tirò poi verso il muro, contro il quale il soldato sbattè violentemente.
“Un secchio d'acqua fredda sulla testa e tornerà ragionevole.” Sentenziò Guisgard, per poi consegnare ad Astin la spada del soldato.
Fatto ciò, il cavaliere e le ragazze lasciarono la caserma.
Astin allora fece rimettere tutto a posto e tornò da Clio, raccontandole tutto ciò che Guisgard aveva detto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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