Mentre mi pettinavo e cercavo di comprendere come Sir Flees si fosse liberato dal mio incantamento, tutto ad un tratto fui presa con furore dal figlio di Isolde.
Portò le mie coralline e glaciali labbra alle sue infiammate di libidine e irragionevole passione. Mi baciava con la stessa furia di un leone che sbrana la sua preda e mi teneva stretta a se come un rapace fa con le colombe.
Per quanto cercassi di svincolarmi, non c’ era verso di smuoverlo. Sembrava diventato fisicamente più forte!
Quel bacio che mi dette sembrava non avere mai termine ed era più incandescente della lava dell’ Inferno e più velenoso di un’ aspide o uno scorpione. Mi sentì mordere forte il labbro inferiore e la bocca di entrambi seppe di ferro. Una lacrima di dolore e di rancore mi scivolò su una livida guancia.
Con il ginocchio diedi un colpo nei punti bassi a quell’ arrogante, il quale, per quanto fosse gagliardo, si piegò in due e mi lasciò andare.
Con un spinta, lo gettai a terra.
Sguainai la Spada di Fuoco Fatuo, la quale risplendeva di una fiamma artica e color cobalto, e gliela puntai alla gola.
“CANEEE!!! NON AZZARDATEVI PIU’ A TOCCARMI NEMMENO CON UN DITO!...” gli ordinai con ira “...Adesso voglio sapere una cosa: chi è quello/a stupido/a che ha osato liberarvi? Come avete fatto sghiacciarvi?” chiesi con le mani che mi prudevano dalla rabbia.