Tra magnifiche poesie colme di sacralità, corredate da preziosi dipinti moderni che annunciano il passaggio di un'Anima Nobile e tra logorroici Giardini dei Silenzi e estremi Giardini dei Saluti, come per non disturbare, voglia umilmente accettare quel signore del cielo e degli acquitrini, l'ultimo abbraccio ad un Uomo fuori dal suo tempo e dal suo spazio, immerso in un universo di memorie e fumo di pipa...Addio Jacques e grazie per tutto quello che ho appreso dalla tua bisaccia dei ricordi e delle emozioni.
Taliesin, il Bardo
“Faut-il vraiment découper l’Histoire en tranche?”. Bisogna davvero tagliare la storia in blocchi? In questa domanda dell’ultimo, ahimé, aureo libretto di Jacques Le Goff, scomparso oggi a novant’anni dopo una lunga malattia, è racchiuso l’insegnamento di uno dei massimi storici della storiografia del Novecento europeo.
La storia in movimento
Medioevista ben conscio della propria specializzazione ma capace di spaziare nei campi (e nelle epoche) più diversi, fedele al metodo della scuola delle Annales, di cui fu tra i principali animatori assieme a Fernand Braudel, Lucien Febvre, Georges Duby ( l’autore del meraviglioso “Guglielmo il maresciallo”, Einaudi), con cui condivideva una eccezionale capacità divulgativa. Autore sin dagli anni Cinquanta di libri fondamentali e innovativi, come “Mercanti e banchieri nel Medioevo” (1956), “Gli intellettuali nel Medioevo” (1957), Le Goff era convinto assertore di una storia in movimento: i secoli bui non sono mai esistiti, semmai ci sono state innovazioni nel Medioevo che hanno irradiato il Rinascimento e l’Illuminismo e aspetti lenti, negativi, oscuri della storia che hanno attraversato la lunga età di mezzo fino alla modernità: come spiegare altrimenti i roghi delle streghe che illuminano il Cinquecento e il Seicento, secoli di scoperte scientifiche e di razionalità?
Una visione laica
Accanto all’analisi dei documenti classici, letterari, Le Goff fu tra i primi a dedicarsi allo studio delle mentalità e questa intuizione generò testi fondamentali come «La nascita del Purgatorio» (1981). Autore di una biografia di Francesco d’Assisi, una delle figure centrali del suo amato Medioevo, Le Goff ebbe sempre una visione laica della vita e degli studi e si impegnò per esempio contro i legacci della «storia scritta per legge». Il negazionismo non si combatte con i decreti ma con la ricerca. Una delle costanti nell’attività di Le Goff, accanto alla laicità della ricerca, fu il convinto europeismo. Nel 1993 venne incaricato da cinque editori europei di dirigere una collana, «Fare l’Europa», che in Italia fu pubblicata da Laterza. Le Goff rintracciava i caratteri distintivi dell’Europa sin dall’età neolitica ed era convinto che le basi di quel che oggi si chiama cultura europea furono poste già nell’alto Medioevo dall’incontro della cultura greco-latina con le nuove civilizzazioni barbare. Tratto distintivo dell’Europa, secondo lo storico francese è la nazione e la molteplicità delle lingue. Non bisogna confondere questa vocazione alla molteplicità con l’insorgere di rigurgiti sciovinisti che ben conosciamo.
Taliesin, il Bardo
tratto da: "il corriredellasera" del 1 aprile 2014 | 12:59
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