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Vecchio 16-04-2014, 01.26.54   #1428
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
A quelle parole di Altea, Gvin scoppiò a ridere.
“Ne avete di coraggio...” disse poi alla dama “... già, tanto bella, quanto sfacciatamente coraggiosa...” rise di nuovo, per poi voltarsi verso tutti i presenti “... una donna che ha più coraggio di tutti voi messi insieme...” guardò tutti i cavalieri in volto, uno per uno “... lei sola ha avuto l'ardire di dirmi in faccia ciò che devo o non devo fare...” scosse il capo divertito, tornando a guardare Altea “... e così siete una nobile... un'aristocratica... dalla vostra fierezza e dal vostro fascino l'avrei dovuto capire subito... beh, è un gran peccato... se foste stata una serva o una popolana avrei potuto comprarvi ed avervi per me...” sorrise fissandola negli occhi “... ora invece dovrò trovare un altro modo per avervi...” si avvicinò e le accarezzò i lunghi capelli biondi “... naturalmente so benissimo che bisogna pagare una degna somma per la figlia di un duca... ma si dia il caso che io posso pagare quanto occorre per avere il vostro corpo come pegno... pagare in fama e potenza, naturalmente...”
“Milord, lady Altea dice il vero...” intervenne il vescovo “... la spada andrà solo a colui che ucciderà il cinghiale.”
“Perchè poi pretendete quella spada?” Facendosi avanti uno dei cavalieri. “Noi siamo qui da molto più tempo di voi ed abbiamo il diritto di cacciare quel cinghiale prima di voi. Cosa sapete poi di quell'animale? Noi siamo anche andati a cercarlo, rischiando la vita.”
“Avete finito?” Sbottò Gvin. “O devo ascoltare ancora qualche altro petulante presunto eroe?” Un ghigno apparve sul suo volto fiero. “Cosa so di quell'animale, vero? Sciocchi inetti...” con disprezzo il duca “... mesi fa, durante una battuta di caccia, sulla strada del ritorno, fui assalito da quella belva... aggredì i miei uomini, spappolandoli come capretti... era buio e non riuscii a rendermi conto di quell'assalto, poiché fu veloce come un fulmine... mi caricò, sbalzandomi via... e quella fu la mia fortuna... sparì senza finirmi... ed io come ricordo di quella notte ho perduto un occhio...” e si tolse la benda, mostrando ciò che gli aveva fatto quel cinghiale “... ecco cosa so di quella bestia! E non avrò pace fin quando non mi sarò vendicato... potete giurarci!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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