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Vecchio 23-04-2014, 02.57.22   #1493
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lord Corcionne lasciò i messi del vescovo raccontare ancora di quella cupa e sinistra faccenda, partendo dall'inizio, quando cioè la bestia era apparsa nella foresta di Solpacus, fino all'ultima vittima accertata.
Il nobile ascoltava con espressione greve ed austera quei macabri resoconti, limitandosi a pochi ed essenziali gesti e rapide espressioni degli occhi e del volto ogni qualvolta i due messaggeri inducevano su qualche particolare forte.
“Riporterò queste cose” disse infine “al Gastaldo. La giurisdizione di queste terre è sua competenza ed è giusto che egli apprenda ciò che accade entro i territori che è chiamato ad amministrare. Ormai le Solennità della Santa Pasqua sono concluse ed immagino abbia ripreso pieno possesso del suo ruolo.”
I due messi ringraziarono a nome del vescovo e lasciarono la sala.
“Hanno parlato di una giostra e di un'arma messa in palio per il vincitore...” avvicinandosi Aust a Corcionne “... immagino sia un'arma molto ambita...”
“Certo.” Rispose il nobile. “Non è una spada comune. Essa è una delle formidabili armi dei Taddei, chiamata Mia Amata '09. Fu fatta forgiare dall'Arciduca nell'anno in cui salì al potere. Lo stesso anno in cui le armate di Capomazda lasciarono Sygma. Il suo nome è in onore della donna che l'Arciduca amava, affiancato proprio dall'anno di produzione.”
“Perchè è così ambita?” Chiese Guisgard.
“Perchè è unica, come tutte le armi dei Taddei.” Spiegò Corcionne. “La sua fattura è superba, con una lavorazione praticamente perfetta. Sull'elsa è impressa da un lato l'immagine di un Fiore e dall'altro la Croce. Ha come caratteristica quella di essere leggerissima e precisa. La leggenda vuole che la sua invulnerabilità dipende da colui che la impugna. Infatti si narra che essa si nutra dello spirito di chi la usa. Per questo, sempre secondo ciò che si racconta, adoperarla comporta man mano la perdita della forza, addirittura col rischio di morire se usata senza controllo.”
“Beh, le spade famose” sorridendo Aust “sono sempre avvolte da simili leggende che riconoscono ad esse poteri quasi soprannaturali.”
“Milord...” fece Guisgard “... voi avete le vostre questioni che a quanto vedo richiedono impegno e decisione, mentre noi abbiamo un viaggio da riprendere. Col vostro permesso ripartiremo subito.”
“Dunque sei proprio deciso ad andare, ragazzo...” fissandolo Corcionne “... e sia!” Esclamò. “Dopotutto nelle tue vene scorre il medesimo sangue di tuo zio e di quella razza di uomini che un tempo furono in grado di conquistare Sygma. Dunque ogni mio tentativo di farti desistere credo finirà nel nulla.”
Guisgard sorrise ed annuì.
“Bada soltanto di essere prudente...” continuò il nobile “... e non fare nulla di avventato... so che sei un sognatore, proprio come lo era tuo zio... ma sii prudente, figlio mio...”
“Non temete, milord...” mormorò il cavaliere “... come vi ho detto, il mio unico sogno è quello di riavere la terra di mio zio... non sto intraprendendo questo lungo viaggio per inseguire chimere ed illusioni... da tempo ormai ho compreso che a Sygma l'unica cosa che mi appartiene è solo quella terra lasciatami da mio zio.”
Corcionne allora, lievemente commosso, abbracciò il cavaliere.
“Chi Dio ti assista, ragazzo mio...” mormorò il nobile “... e che possa guidare i tuoi passi fino a raggiungere ciò che tanto desideri...”
“Amen e così sia...” segnandosi il cavaliere.
Poco dopo, Guisgard ed Aust si congedarono da Corcionne e lasciarono così il suo castello.
Prima di salutarli però il nobile si era raccomandato di attraversare in fretta e durante il giorno la foresta, senza allontanarsi mai dalla strada maestra, così da non essere coinvolti nei violenti fatti che stavano flagellando Solpacus.
“Strana storia quella della bestia...” disse Aust a Guisgard mentre ormai si allontanavano dal castello “... i messi del vescovo parlavano di un cinghiale, eppure da ciò che raccontavano sembrava tutt'altro animale.”
“Per esempio?” Guardandolo Guisgard.
“Non so...” rispose Aust “... un lupo, un orso o qualcosa di simile. Non riesco ad immaginare un cinghiale così feroce.”
“Beh, nelle sue mitiche fatiche, Ercole affrontò proprio un cinghiale che terrorizzava la regione in cui viveva.”
“Ma è solo mitologia quella...”
“Sai, la mitologia nasce dalla realtà...” spiegò Guisgard “... da episodi storici, raccontati poi in modo fantastico. Ma comunque conserva un fatto vero alla sua origine.”
“Sarà...” perplesso Aust.
Guisgard rise appena.
Ad un tratto i due videro una casa in mezzo alla boscaglia.
Era una tipica abitazione colonica, probabilmente di qualche contadino o artigiano al servizio di un padrone.
“Guarda, amico mio...” indicandola il cavaliere ad Aust “... siamo fortunati, no? Una casa in cui far abbeverare i cavalli e magari riposarci un po'.”
“Già...” annuì il suo compagno “... e dall'odore di pane caldo direi anche un luogo in cui poter mettere qualcosa di solido nello stomaco!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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