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Vecchio 28-04-2014, 02.50.39   #1550
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Oltre la macchiettatura verde dei campi che ricoprivano il dolce declivio del fondovalle, si elevavano gli alti monti, simili a bastioni millenari, con le loro vette dentellate, i pendii brulli e le forme incerte e perse nell'umida foschia, quasi a voler racchiudere quell'angolo di foresta in una visione, come il paesaggio fantastico di un sogno.
La casa colonica era immersa, quasi addormentata, in quello scenario verdeggiante alla fine di un dimesso sentiero di pietrisco e muschio, segnato dall'antico passaggio delle ruote dei carri.
Tutt'intorno crescevano folti rovi, frondosi noci e bruni faggi che parevano quasi danzare nell'inquieto e primordiale splendore del crepuscolo.
Guisgard e Aust si avvicinarono così allo steccato che racchiudeva quel luogo, attratti dai polli che si beccavano a vicenda.
“Ah, odo finalmente un canto amico...” disse Aust “... dolce melodia per il mio stomaco vuoto!”
“In effetti” fece Guisgard “si è fatta un bel po' di strada e non sarebbe male mettere qualcosa sotto i denti.”
Ma ad un tratto si udì abbaiare un cane.
Un attimo dopo una figura apparve nello spiazzo antistante la casa.
Era un uomo anziano, magro e col viso scarno.
La barba era incolta, il volto marcato da rughe profonde e i capelli di un grigio chiaro.
“Salute a voi.” Salutandolo Guisgard. “Siamo viaggiatori e cercavamo un luogo in cui riposare visto che presto sarà buio. Naturalmente siamo disposti a pagare.”
L'uomo li fissava senza dire nulla.
“Sappiamo essere generosi, non temete!” Esclamò Aust.
L'uomo continuava a guardarli senza proferire parola.
“Credo sia meglio andare...” mormorò Aust al suo compagno di viaggio “... magari troveremo un altro posto o una chiesa in cui fermarci...”
“Si, credo sia meglio...” annuì Guisgard.
Ma lo sguardo di quell'uomo, fisso e silenzioso, alla fine incuriosirono il cavaliere.
“Cosa avete da fissarci così?” Guardandolo.
L'uomo finalmente scosse il capo e si avvicinò ai due, per poi inginocchiarsi a pochi passi da loro.
“Oh, milord...” davanti a Guisgard “... quando tempo vi ho atteso... mio signore, quanto tempo...”
“Costui è matto...” Aust a Guisgard.
“Su, alzatevi da terra...” rivolgendosi all'uomo il cavaliere “... non sono abituato ad una persona della vostra età che si inchina così davanti a me...” aiutandolo ad alzarsi.
“Milord...” commosso l'uomo.
“E' evidente” mormorò Guisgard “che mi avete scambiato per qualcun altro...”
“So benissimo chi siete, milord...”
“Non credo...”
L'uomo annuì e sorrise.
“Posso sapere il vostro nome?” Domandò il cavaliere.
“Mi chiamo Heat...” rispose l'uomo “... ma so chi siete, milord...”
Guisgard si voltò verso Aust, poi tornò a fissare l'uomo.
“Siete l'Arciduca” continuò Heat “giunto finalmente da Capomazda. Immagino che il Gastaldo ed il vescovo vi abbiano chiamato in queste solitarie lande.”
“Si, matto come un cavallo...” in un orecchio Aust a Guisgard.
“Amico...” Guisgard a Heat “... perchè credete che io sia l'Arciduca?”
“Oh, mio signore, so benissimo che lo siete!” Sorridendo Heat. “E comprendo che siate giunto qui in incognito. Ed è un ottima trovata, se posso permettermi.”
“Perchè ottima?” Chiese Aust.
“Ma perchè se gli altri sapessero non vi permetterebbero mai di cacciare la bestia!” Esclamò Heat. “E in effetti non avrebbero tutti i torti. Ma, dopotutto, se non voi, chi potrebbe uccidere quell'animale maledetto!” Chinò il capo per un momento. “Sono mesi che attendo il vostro arrivo... si, vivo solo per questo ormai... per vedere quell'animale morto... per vendicare la mia Arya...” serrò i pugni, come in preda alla rabbia e alla disperazione.
Guisgard e Aust si guardarono confusi.
“Ora, vi prego, entrate in casa, milord...” riprese Heat “... presto sarà buio e la sera è umida... io intanto andrò a raccogliere legna per il fuoco... temo infatti che pioverà ancora...” indicò loro di entrare in casa e lui si diresse verso la foresta.
“Roba da matti...” entrando in casa Aust “... quel tipo deve essere matto da legare... beh, almeno ci scalderemo un po'... in queste terre sembra ancora Inverno.”
“Si, forse è matto davvero...” annuì Guisgard chiudendo la porta dietro di se “... ma credo che un grande dolore deve averlo ridotto così... hai sentito cosa ha detto prima? Un nome... Arya... chissà chi era...”
“Era?” Ripetè Aust.
“Ha parlato di volerla vendicare.”
“Già, rammento...” annuì Aust “... e diceva che dovrai vendicarla tu...” sorrise “... dunque consiglio di mangiare, riposare e ripartire subito domattina. I matti sono pericolosi.”
“Ehi, guarda...” avvicinandosi Guisgard ad una finestra che dava sul retro “... vieni a vedere...” e indicò una tomba sul cortile dietro la casa “... leggi cosa è inciso sulla croce di legno... Arya... chissà chi è...”
“Era sua figlia...” all'improvviso una voce.
Guisgard e Aust si voltarono di scatto e videro un bambino.
“Chi sei?” Chiese il cavaliere.
“Sono Lent...” rispose il piccolo “... vivo qui con mio nonno... prima con noi c'era anche zia Arya, ma poi...”
“Poi?” Domandò Aust.
“Poi una sera, dopo essere uscita per cercare legna nella foresta, non è più tornata...”
“E quella tomba?” Fissandolo Guisgard. “Chi c'è seppellito allora?”
“Ciò che il nonno ritrovò di zia Arya il mattino successivo alla sua scomparsa...” mormorò il bambino “... i resti del suo corpo aggredito dalla bestia...”
“Ora capisco tutto...” scuotendo il capo Guisgard “... non si sopravvive ad un simile dolore... non del tutto almeno...”
“Ma non temete, non farebbe del male ad una mosca...” disse Lent “... da quel triste giorno attende senza sosta l'arrivo dell'Arciduca... e oggi, vedendovi, vi ha scambiato per lui...”
“Dunque tu sai che io non sono l'Arciduca.” Mormorò Guisgard.
“Certo.” Annuì il bambino. “So benissimo che a Capomazda non importa nulla di noi qui. Quanto a voi, domattina ripartirete e dimenticherete questo posto.”
“E tuo nonno?” Avvicinandosi a lui Guisgard.
“Riprenderà ad aspettare l'arrivo dell'Arciduca, come ha fatto fino ad oggi.” Chinando il capo Lent. “Del resto ognuno di noi aspetta qualcosa, no? Viviamo aspettando chissà cosa poi...”
Un velo d'inquietudine, a quelle parole di Lent, attraversò lo sguardo azzurro di Guisgard.
“Questo bambino è un saggio!” Esclamò Aust.
“Cosa facevi quando siamo arrivati?” Il cavaliere al piccolo.
“Preparavo la cena.”
“Questo ragazzo è un portento allora!” Lodandolo Aust.
“Tu cosa sai di questa bestia?” Chiese Guisgard a Lent.
“Che esce di notte e assale soprattutto donne e bambini.” Spiegò il bambino. “Raramente gli uomini.”
“Ovvio, gli animali per istinto riconoscono le prede più deboli.” Commentò Aust.
“Ha ucciso molta gente?” Domandò il cavaliere.
“Si, tanta...”
“E nessuno ha mai visto quest'animale?” Ancora Guisgard.
“Non lo so.” Aprendo le braccia il bambino. “Io e il nonno, vivendo qui, non incontriamo molte persone. L'unica cosa che so è che si tratta di un cinghiale. Ne parlavano in città un giorno in cui io ed il nonno andammo là a fare compere.”
In quel momento si udirono dei rumori provenire da fuori.
Era Heat che tornava dalla foresta.
“Su...” disse Guisgard a Lent “... torna a preparare la cena... aiuteremo noi tuo nonno a sistemare la legna e ad accendere il fuoco.”
“Siete un cavaliere, vero?”
“Come lo sai?”
“Portate una spada...” indicando Lent l'arma del cavaliere.
“Oggi molti portano una spada.” Sorridendogli Guisgard. “Anche i briganti.”
“I briganti non aiutano la povera gente.”
“Io non sto aiutando nessuno.”
“Avete detto di voler aiutare il nonno a sistemare la legna e ad accendere il fuoco...”
“Su, torna a preparare la cena.” Facendogli l'occhiolino Guisgard.
“Si, messere...” sorridendo il bambino “... e grazie!”

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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

Ultima modifica di Guisgard : 28-04-2014 alle ore 03.12.32.
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