Disattivato
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L'attesa era snervante.
Quanto tempo era passato? Sembrava un'eternità.
Tutto era stato studiato nei minimi dettagli: nel pomeriggio, mentre i miei uomini erano a caccia e Nestos ultimava il veleno, ero andata a fare compere.
L'armaiolo era rimasto stupito all'inizio, avevo ancora indosso la veste da fanciulla sperduta. Ma nonostante la sua riluttanze era pur sempre un venditore, anche se non del livello a cui ero abituata.
Avevo lasciato ad Afravalone la mia armatura, non amavo essere così pesante. Certo, la mia era fatta su misura dal miglior armaiolo del regno, così leggera da non darmi fastidio. Tuttavia, velocità ed agilità erano armi per me, e quel metallo mi rallentava.
C'erano momenti, però, in cui era indispensabile.
Ed era uno di quelli.
Ero riuscita a trovare qualcosa che facesse al caso mio. Protettiva ma leggera, dovevo potermi muovere liberamente al suo interno.
Certo, mi era costata più di quanto sperassi ma da morta i soldi non mi sarebbero serviti. Di certo era un buon investimento.
Va bene essere incoscienti, ma c'è un limite a tutto...
Alla vista parevo solo una fanciulla sperduta, coperta solo di una veste semplice e un mantello, seduta accanto ad un cestino. Chissà, magari in attesa dell'innamorato. O della morte, vista la situazione.
In realtà, invece, ero armata di tutto punto, ad esclusione di mani e testa, l'armatura mi ricopriva interamente. L'innocente cestino davanti a me, conteneva l'elmo e i guanti di ferro.
Ogni tanto mi alzavo, camminavo avanti e indietro per non intorpidirmi.
Appena udii quel rumore, però, tornai nella mia posizione.
Un ginocchio a terra, l'altro sollevato, pronta ad attaccare, a correre, osservando.
La sagoma scura si avvicinò alla selvaggina e iniziò a mangiarla. Sorrisi, forse era solo un animale, dopotutto.
Nel silenzio più assoluto, indossai i guanti e mi coprii con il mantello, celandoli alla sua vista.
Il cestino con l'elmo era lì, a portata della mia mano sinistra, coperto anch'esso dal mantello.
Non potevo indossarlo, però, si sarebbe avvicinato, sapevo che sarebbe successo. Ma doveva credermi indifesa fino all'ultimo.
Ma la mia cautela non fu sufficiente, nel silenzio della notte, il rumore di un rametto spezzato rimbombò per tutta la foresta.
Chiusi gli occhi un secondo, per poi riaprirli in direzione della bestia.
Era la resa dei conti.
Una mano alla spada, intrisa di veleno, l'altra pronta a prendere l'elmo.
E poi lo vidi, o meglio: vidi i suoi occhi.
Il mio cuore accelerò, mentre cercavo di respirare normalmente.
Dovevo attirarlo da me.
Presi un profondo respiro, e immaginai le sue fauci che mi dilaniavano, iniziai a tremare.
Doveva essere autentico, o non ci avrebbe creduto.
Avanti, fiuta la mia paura... sono qui.. vieni a prendermi...
Se io potevo vedere i suoi occhi, allora potevano farlo anche gli altri.
Erano spaventosi ma non indistruttibili.
Colpitelo, avanti... cieco sarà furioso ma avremo un vantaggio...
Adesso ero immobile, la spada ormai impugnata sotto il mantello, pronta a colpire.
Lasciai che il mio sguardo si perdesse nei suoi occhi infernali.
Poi quel latrato.
Fammi vedere che sai fare, bestia immonda... avanti... Avanti...
Ormai, non avevo più paura.
Esisteva solo la caccia, nient'altro. Bramavo la mia preda, e di non esserlo io stessa.
Non ero sola, avremmo affrontato l'ennesima sfida insieme.
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