Flees fissò Elisabeth e sorrise spavaldo.
“Io potrei...” disse avvicinandosi ancor più a lei “... io potrei spegnere, anzi accendere ancor più la vostra passione, mia bella zia...” le prese la mano “... io potrei... saprei trattarvi come la donna che siete e non come una maga... i miei occhi saprebbero riconoscere ciò che davvero bramate in cuor vostro...” lanciò un'occhiata verso Daizer che ancora parlava con le guardie “... stanotte, quando lui dormirà, io vi attenderò sveglio davanti alla locanda... e so che verrete...”
Il contrabbandiere ringraziò le guardie e tornò da sua moglie e da Flees.
“Domattina” rivolgendosi ad Elisabeth “torneremo qui e forse parleremo col braccio destro del Gastaldo... lui può darci il permesso di visitare il cimitero... ora direi di tornare alla locanda a dormire... domani ci aspetta un lungo giorno...”
I tre, così, tornarono alla locanda, prendendo due stanze per la notte.
Una per Elisabeth e Daizer e l'altra per Flees.
Il giovane cavaliere, però, come detto ad Elisabeth, dopo un'ora lasciò la sua stanza e uscì fuori, davanti alla locanda.
Fissava la finestra della camera dei due sposi, aspettando che sua zia lo raggiungesse.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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