Altea, lasciata di corsa Solpacus ed i suoi misteri, con il fido Cruz galoppò verso la foresta.
Poco a poco l'imbrunire iniziò a tingere il cielo e a coprire con lunghe ombre quella natura primordiale e lussureggiante.
Alla fine, dopo una lunga corsa, intravide una piccola locanda in una radura isolata.
Si fermò e vi sostò per la notte.
La fatica e l'agitazione la vinsero subito e in breve cadde in un sonno profondo...
Solpacus era deserta e desolata, con le sue strade avvolte da un irreale cupo silenzio.
Qualcosa di sinistro echeggiava nell'aria, tra il cigolare di qualche insegna mossa stancamente dal vento e il rumore di una bottiglia che rotolava sui ciottoli della via.
Poi ad un tratto qualcosa ruppe quel silenzio angosciante.
Era il lento rintocco di una campana lontana.
Come se battesse l'incedere di un corteo funebre.
Eppure non vi era nessuno e niente sembrava avvertirsi tra quelle strade strette e buie.
Lo scenario poi cambiò di colpo e Altea si ritrovò nella dimora vescovile.
Udiva così le voci di Thomas, di Gvin, del vescovo e persino di lady Gertrude.
C'erano poi molti dei cavalieri visti a Solpacus e giunti in città per la spada dei Taddei.
“Quell'arma” disse uno di loro “potrebbe uccidere la bestia con un sol colpo. Se solo decidessero a chi darla.”
“State solo sopravvalutando quella spada.” Mormorò un altro di quei cavalieri. “E' solo un'arma e vale per il valore di chi la impugna.”
“Concordo.” Annuì un altro ancora. “E se fosse davvero così potente come dicono, allora i Taddei l'avrebbero tenuta ed usata per distruggere la maledizione che li tormenta.”
“Guardate...” indicò una ragazza “... c'è l'Abate Nicola... magari lui conosce l'origine della bestia.”
All'improvviso tra i presenti apparve Older che subito si avvicinò ad Altea, mostrandole il crocifisso che aveva al collo.
“Vi piace, milady?” Fissandola. “E' d'oro. Sono stato però previdente, lavandolo con cura. Non mi piaceva l'idea che ci fosse ancora sopra il sangue di quella poveretta.”
Ad un tratto ci fu agitazione nella sala e tutti corsero verso le finestre.
“Presto, venite!” Eccitata una donna. “Presto, se guardiamo dalle finestre vedremo la bestia che rincorre le sue vittime.”
“Sarà uno spettacolo incredibile!” Ridendo un altro dei presenti. “Come quando nell'arena i Cristiani venivano divorati dai leoni!”
“E' proprio colpa dei Cristiani tutto ciò...” giungendo la sacerdotessa pagana incontrata da Altea a Solpacus “... è sempre colpa loro e della loro intolleranza... la bestia è giunta dall'Oltretomba per punirli... e non ritornerà nel suo covo fino a quando non li avrà castigati tutti...”
In quel momento si udì un lungo e lento fischio provenire dall'esterno, come sorto dal buio circostante.
Un fischio che nell'udirlo molti dei presenti si abbandonarono ad un triste ed amaro pianto.
Altea si svegliò di colpo da quel sogno inquietante, trovandosi ad ansimare agitata tra le lenzuola.
Dopo qualche attimo realizzò di aver solo sognato.
Era notte inoltrata e tutto attorno alla locanda sembrava avvolto da una profonda e quasi irreale quiete.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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