Guisgard e Clio tornarono alla locanda, dove ritrovarono i loro compagni.
“Già...” disse Porturos alla ragazza “... il piccoletto” indicando Mime “pare possa bere più vino di quanto la sua esigua stazza fisica lasci immaginare... e devo dire che per ora non sta sfigurando contro Vortex!” Aggiunse divertito.
“Milady, ho cercato in vari bestiari” Nestos a Clio “e persino in alcune cronache redatte e raccolte negli ultimi trecento anni di storia di Solpscus. Ebbene, al di là di lunghi elenchi di esseri tanto raccapriccianti quanto irreali, una notizia mi ha stupito.”
“Che notizia?” Fissandolo Guisgard.
“Di uno strano animale rinvenuto circa mezzo secolo fa...” spiegò Nestos “... purtroppo le informazioni sono vaghe, piene di superstizioni e quasi del tutto prive di richiami scientifici. Secondo qualcuno era una sorta di Basilisco.”
“Per Giove!” Esclamò Vortex smettendo di bere. “Cosa diavolo è un Basilisco?”
“Si tratta di un animale mitologico.” Rispose Astus. “Una sorta di grosso rettile.”
“Continua, Nestos.” Disse Guisgard.
“Secondo altri” annuendo il medico “addirittura di un licantropo.”
“E un licantropo cosa diamine è?” Domandò Vortex.
“Un uomo lupo.” Rispose Nestos.
“Accidenti, perchè usi un linguaggio così complicato?” Sbuffando Vortex. “Parla come mangi!”
“L'importante” ridendo Ertosis “è che tu non parli come bevi, vecchio mio! Sei completamente ubriaco!”
“Sciocchezze!” Scuotendo il capo Vortex.
“Non è il vino che lo fa parlare così” disse Borel “ma l'ignoranza!”
E tutti risero.
“Ehi, non dovevamo finire la gara a chi scola più vino?” Singhiozzando Mime.
“Mi sa” Porturos a Vortex “che questa spugna regge il tuo passo!”
“Va avanti, Nestos.” Mormorò Guisgard.
“Dicevo...” disse il medico “... e altri ancora tirarono in ballo vari mostri mitologici... ma da quel poco che si poteva estrapolare da quei documenti, tutto il resto erano ipotesi strampalate e frutto di menti fanatiche, credo si trattasse di un canide, probabilmente di dimensioni spropositate.”
“Credi abbia attinenza con il nostro animale?” Chiese Guisgard al medico.
“Non saprei dirlo...” mormorò questi “... ma è l'unico caso di ritrovamento in questa regione di un animale sconosciuto.”
“Mezzo secolo fa è tanto...” intervenne Dort.
“Magari” pensieroso Nestos “si tratta di una specie poco diffusa, ma comunque presente in queste terre. Chissà, forse vivono rintanati nella foresta e qualcosa può aver spinto uno di quegli esemplari ad avvicinarsi alla città. Forse la ricerca di cibo o il clima.”
“Non dimenticare” fece Dort “che l'animale a cui stiamo dando la caccia uccide le sue vittime senza però sbranarle.”
“E' sempre tutto più fittamente misterioso...” portandosi le mani dietro la nuca Guisgard come a voler riflettere “... non sbrana le sue vittime, ma si limita ad ucciderle... eppure è carnivoro, visto che davanti a voi l'altra notte ha mangiato la selvaggina... non lo so...” scuotendo il capo “... i tuoi ragionamenti non mi convincono, Nestos... non esistono cani, sciacalli o lupi con la pelliccia corazzata ed immuni ai veleni...”
“Ma scusate...” mormorò Vortex “... non si trattava di un cinghiale?”
“Mah...” perplesso il cavaliere, per poi alzarsi da tavola “... Astus, prendi un secchio d'acqua o qualcosa di simile e riversalo sulla testa di questo zuccone...” indicando Mime “... così potrà essere abbastanza lucido da rispondere a ciò che Clio vorrà chiedergli.”
“No, l'acqua no!” Esclamò il rigattiere.
Ma Astus fu lesto a riversare una brocca d'acqua sulla sua testa, causando le sonore risate di tutto il gruppo.
“Dove andate?” Dort a Guisgard.
“Ho una sorta di appuntamento.” Rispose il cavaliere. “Ma non ci metterò molto. Nel frattempo cercate di buttar giù un piano per la caccia di stanotte. Ormai è quasi sera.” Guardò poi Clio. “E non temere, piccola, non sono atteso da nessuna venditrice di piaceri. Non stasera.” Le fece l'occhiolino ed uscì.
“Strano tipo...” fissandolo Borel mentre lasciava la locanda.
“Per me è tutto matto.” Sbottò Vortex.
“Davvero bello quel monile che portate al collo...” Dort a Clio “... a vederlo pare antico e particolare... direi che sembra il regalo di un innamorato...” sorridendo.
Intanto Guisgard, lasciata la locanda, si diresse verso la chiesa, come indicato da Altea per il loro appuntamento.
Il cavaliere attese a lungo, ma la donna non arrivò.
Alla fine lasciò quel luogo e ritornò dagli altri alla locanda.