“Basterà spaventarlo” disse Borel ad Ertosis “e vedrai che quel capriolo correrà via in un baleno.”
“Tranquillo...” preparandosi a lanciare il sasso Ertosis “... gli farò rimbalzare questo sasso proprio davanti...”
Ma in quello stesso frangente qualcosa si animò tra i cespugli e rapidissima e letale raggiunse il povero capriolo.
Fu un attimo.
Una sagoma grossa almeno il triplo lo schiacciò col suo potente artiglio, spezzando in due la schiena del capriolo.
E un profondo latrato, simile ad un feroce ruggito, scosse la foresta.
“Eccola...” mormorò Astus, per voltarsi dove si era nascosto Guisgard.
La bestia, avvolta nell'oscurità, alzò allora gli occhi verso la sua preda che l'attendeva sullo spuntone roccioso.
E vista Clio, lasciò il capriolo avanzando verso la roccia.
La luce era rientrata tra le alte nuvole e di nuovo quel buio spettrale si era impossessato di tutto.
E nel suo incedere verso la roccia quell'animale aveva movenze grottesche, quasi fasulle, come se neanche appartenesse a questo mondo.
Avanzava con gli occhi fissi sulla ragazza, schiacciando rami ed arbusti sotto la sua immane stazza.
“Si sta avvicinando troppo a Clio...” Guisgard a Dort, tradendo agitazione “... è troppo rischioso...” e fece quasi per uscire allo scoperto e correre verso lo spuntone.
“Fermatevi...” prendendolo per un braccio l'aristocratico “... siete impazzito? Volete far fallire il piano?”
“Si sta avvicinando troppo a Clio...” tentando Guisgard di liberarsi dalla presa di Dort “... potrebbe evitare la fossa...”
“No, è quasi sopra...” scuotendo il capo l'aristocratico “... ci siamo quasi...”
“Se le succede qualcosa io...” fissandolo il cavaliere.
“Se perderemo la testa” tentando di farlo ragionare Dort “finiremo allora tutti male, non solo Clio... ora calmatevi...”
Guisgard ebbe un impeto di rabbia, ma poi smise di divincolarsi.
La bestia intanto era ormai quasi sotto la roccia, con gli occhi verso Clio.
La Luna li illuminò appena e per un attimo, permettendo così alla ragazza di vederli.
Erano grandi e luminosi, quasi fossero cromati, con al centro una pupilla nera e fitta come la notte.
E si apprestava a prendersi la sua preda, come il mostro marino nell'avvicinarsi ad Andromeda.
Ma all'improvviso la terra sotto la sua mole venne meno e la bestia sprofondò nella fossa.
Un tonfo sordo ed un ruggito raggelante scossero gli alberi circostanti.
“E' dentro!” Urlò Vortex, correndo poi verso la buca.
Nestos intanto, con della pece che aveva portato, cominciò ad accendere un arbusto per far luce.
Ma in quello stesso istante lo spaventoso animale emerse da quella che doveva essere la sua tomba, con un'agilità sovrannaturale.
E nel farlo colpì Vortex che si stava affacciando nella buca.
Il poderoso guerriero cadde così pesantemente a terra, tenendosi il fianco sanguinante.
L'animale, come inferocito ancor di più, con un balzo raggiunse lo sperone roccioso, ormai a pochi passi da Clio.
E nel vedere quella scena, Guisgard corse anch'egli verso la roccia, brandendo la sua spada.
Lo colpì allora con forza alla testa.
Ma incredibilmente la sua spada si spezzò in due contro il corpo di quell'animale.
“Ma che razza d mostro sei?” Incredulo il cavaliere.
Ma la belva lo colpì con un'artigliata, scaraventandolo giù, verso la fossa.
Guisgard però ebbe il tempo di afferrare alcune radici che spuntavano dal terreno, riuscendo così ad aggrapparsi, salvandosi da morte certa contro i pali acuminati che riempivano la buca.
Astus allora corse verso di lui.
“Non da me!” Gridò il cavaliere, tenendosi a fatica a quelle radici. “Va da Clio!” Il cavaliere infatti era anche ferito.
Gli altri però non stavano a guardare.
Presero le frecce e cominciarono a scagliarle contro l'animale ormai prossimo ad aggredire Clio.
Alcune frecce erano poi incandescenti, grazie alla pece di Nestos.
Ma i darti si dimostrarono di nuovo inefficaci contro quell'essere, rimbalzando sul suo corpo.
E alcuni di quelli, ancora infuocati, diedero fuoco ai cespugli.
In un attimo si alzò un vasto incendio, permettendo così a quegli uomini di vedere meglio l'animale che stavano cacciando.
Era simile ad un grosso istrice, con la pelle che ardeva dei riflessi del fuoco ed enormi aculei che spuntavano dal suo corpo.
E più di tutti loro lo vide bene Clio, che si ritrovava davanti quell'innaturale essere ormai pronto ad assalirla.
Ed il suo ruggito gelò il sangue dell'eroina guerriera.