Clio dettò indicazioni ai suoi e poi si congedò da tutti loro.
Ritornò nella sua stanza e qui si immerse in una tinozza d'acqua calda e profumata, lasciando così che tutto il suo corpo si ridestasse dalla fatica fisica e mentale.
Si mise poi a letto e in breve cadde addormentata...
La spuntone roccioso sembrava come sospeso tra il Cielo e la terra, col vento che sibilava tra i capelli di Clio, lasciando ovunque intorno a lei un tetro lamento di morte.
La foresta era tinta di rosso, con le cime degli alberi sferzate da quel vento inclemente.
La folla si era accalcata proprio sotto quella roccia, che simile ad un antico altare attendeva la divinità per offrire la sua vittima.
“Non uccideranno mai il mostro marino...” disse uno tra la folla “... poiché esso vive negli abissi del mare e non in questa foresta!”
“E Perseo non riuscirà a salvare Andromeda senza Pegaso!” Gridò una donna da quella calca.
“Un cavallo normale” fece un altro di loro “infatti non può volare e lui allora non la salverà!”
“Quando questa storia sarà finita” urlò un altro tra la folla “fonderemo la spada dei Taddei e ne faremo un aratro! La terra incolta va lavorata o moriremo tutti di fame!”
In quel momento Clio guardò in basso e vide Karel seduto sotto un albero.
“Il principe” fece un'altra donna tra la folla “non può salvarla! Non sa usare le armi! Ma può imparare!”
“Si, ma se anche imparasse ad usarle” rispose un altro tra quella gente “non riuscirebbe comunque a cavalcare Pegaso!”
Il vento cessò di colpo e la folla svanì.
Clio si ritrovò accanto alla misteriosa pietra incisa scoperta nella foresta.
Si guardava intorno, ma Dort non c'era.
Poi all'improvviso udì dei rumori.
Si voltò e riuscì solo ad intravedere le terribili fauci della bestia che si avventavano su di lei.
Si svegliò di colpo da quel sogno, ansimando e col volto rigato dal sudore.
E in quello stesso momento qualcuno aveva bussato alla porta della stanza.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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