Restai immobile, con gli occhi incatenati a quelli del cavaliere.
Dovetti indietreggiare di un passo, sentivo il legno della porta contro la mia schiena.
Era così vicino, così dannatamente vicino.
Potevo sentire il suo respiro fondersi col mio.
Pregai di sembrare impassibile, mentre la sua mano risaliva il mio braccio, mi sfiorava il collo, il viso, le labbra.
Un brivido impertinente accompagnava le sue dita.
Era una tortura.
Non potevo..
L'aveva detto lui, no? Che cosa mi importava? Nulla.
Allora perché..
Perché stai socchiudendo gli occhi per farti baciare?
Perché desideri che ti baci?
Ma lui non mi baciò.
Dei passi mi destarono da quel turbine di emozioni che non sapevo controllare.
Era Gvin.
Tornai lucida immediatamente.
Ascoltai in silenzio il discorso tra i due, sorridendo appena all'arrivo di Vortex.
Il duca se ne andò con la coda delle gambe.
Prima di seguire Vortex di sotto, mi avvicinai a Guisgard.
"Così.." Dissi, dando per scontato che capisse il riferimento alla sua domanda "Come se fossimo soli..".
Restai per un istante con gli occhi nei suoi, e poi raggiunsi il mio fidato soldato.
"Allora.." Gli sorrisi "Come va la tua ferita?".
Sospirai, era meglio che continuassi a fare quello che sapevo fare bene, il soldato, il comandante.
Essere una donna era dannatamente difficile e problematico.
E di una cosa ero certa: come donna ero una frana!
|