Al cenno di Clio, nonostante una palese titubanza, alla fine i suoi compagni abbandonarono la sala, lasciando così da soli la ragazza ed il cavaliere.
Lui li seguì con lo sguardo fino a quando l'ultimo del gruppo, Dort, non uscì chiudendo dietro di sé la porta.
“Temevo di non vederli andare più via...” disse Guisgard “... almeno così dovrò stare attento solo alla balestra...” sorrise “... che comunque mi sembra molto meno pericolosa del tuo sguardo... fissandolo potrebbe quasi fulminarmi...” rise appena, per poi ritornare subito scuro in volto “... io...” sospirò “... io non cerco giustificazioni, perchè non ne ho... ho sbagliato... è imperdonabile ciò che ho fatto stanotte... ero ancora ubriaco e del tutto soggiogato dalle tue grazie... e poi ero geloso... geloso da morire...” guardò la finestra, era ormai mattino “... volevo vederti, solo questo... davvero, solo questo... ho provato ad entrare nella camera, ma avevi chiuso la porta... allora ho deciso di raggiungere la finestra... e quando sono arrivato tu dormivi... sono rimasto a fissarti per non so quanto tempo... mi piace guardarti... eri bellissima al pallore della Luna... poi ti sei svegliata di colpo e allora... allora ho sentito l'irrefrenabile desiderio di volerti guardare da vicino... e sono entrato... ma poi... non lo so... ma la gelosia ha cominciato a tormentarmi ancora di più... ho avvertito l'istinto di toccarti... poi... non so cosa mi è preso...” abbassò lo sguardo “... ma non ti avrei fatto del male... non ti avrei mai toccata... neanche con un dito... anche se ho desiderato farlo con tutto me stesso... e se tu avessi preso la spada per colpirmi, io non avrei neanche reagito credo... e forse se lo avessi fatto sarebbe stato meglio...” tornò a guardarla negli occhi “... ecco, questo volevo dirti... ora sono in partenza... con Astus lasceremo Solpacus e questa regione, così non correrai più il rischio di avere il voltastomaco nel guardarmi...” sorrise amaramente “... sono certo che risolverete il mistero della bestia e tu avrai quella spada... l'hai meritata, è tua di diritto... ti auguro il meglio, Clio... per la caccia alla bestia, il viaggio a Gioia Antiqua e tutto il resto...” mise una mano nella giubba, per poi estrarre un fiore “... è un giacinto, l'ho colto nel giardino della donna che mi ha medicato il viso... dicono che nel linguaggio dei fiori simboleggi il perdono... che cosa buffa... io non so neanche quale sia il tuo fiore preferito... a volte ho cercato di immaginarlo, ma senza mai riuscire a trovarne uno che mi soddisfacesse... forse perchè sei diversa da tutte le altre che ho incontrato...” la guardò malinconico “... beh, ora sarà meglio che vada via...” la fissò ancora per un lungo, interminabile istante “... addio, Clio...” posò su uno dei tavoli il giacinto e si voltò verso la porta.
Un attimo dopo l'aveva già attraversata, richiudendola dietro di sé.