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Vecchio 02-06-2014, 01.54.28   #2220
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Tornando a quanto accaduto in precedenza...
Guisgard udì quelle ultime parole di Clio riguardo al giglio ed al dolore che lei gli rinfacciava.
“Mi spiace...” disse lui chinando il capo “... mi spiace, perdonami...” chiuse la porta ed andò via.
Lasciò la locanda e ritornò dove lo stavano attendendo Astus e Mime.
Era la casa dove vivevano la donna che lo aveva medicato e suo figlio Albio.
Quest'abitazione sorgeva in un luogo appartato e solitario, lontano dalla strada maestra e dunque sicuro e tranquillo.
Il cavaliere ritornando trovò i suoi due compagni ancora intenti a sellare i cavalli ed a preparare il tutto per la partenza.
“Guisgard, finalmente...” disse Astus vedendolo tornare “... com'è andata?”
“Sono vivo, no?” Sorridendo il cavaliere.
Ma era un sorriso amaro.
“I cavalli sono quasi pronti.” Fece Astus.
“Bene.” Annuendo Guisgard.
“Siete proprio decisi a partire, messeri?” Fissandoli Mime.
“Già...” sistemando la sua sella il cavaliere “... perchè, vuoi venire con noi? Guarda che è un viaggio lungo.”
“Il mio posto è qui.” Mormorò il rigattiere. “Non credo di essere mai uscito da queste terre... in verità neanche saprei di cosa vivere lontano da qui.”
“Io invece credo” sorridendo Astus “che tu sia legato a questo posto solo per la bontà dei suoi vini, vecchia spugna.”
“Che il Cielo mi fulmini se è così!” Esclamò Mime.
“Attento a non starci troppo vicino...” fissandolo Astus “... non mi va di arrostire insieme a te.”
Ad un tratto si udì un rumore alle loro spalle e Guisgard si voltò di scatto, portando la mano sulla spada.
Il piccolo Albio a quella scena restò quasi interdetto.
“Ah, sei tu...” fece Guisgard, tornando ad occuparsi del suo cavallo “... sai che mi hai fatto paura?”
“Scusate, non volevo...” a capo chino il piccolo.
“Bella la tua spada di legno.” Sorridendo il cavaliere.
“Posso avvicinarmi e guardare la vostra spada da vicino?”
“Certo.” Annuendo Guisgard.
“Un giorno vorrei saper tirare di spada come voi...” disse il bambino “... voi siete bravo?”
“Non c'è male...” ridendo appena Guisgard.
“Secondo me siete abilissimo con la spada.”
Il cavaliere gli fece l'occhiolino.
“Prima che andiate via...” imbarazzato il bambino “... vorrei... si, insomma... mi piacerebbe... voglio dire... mi insegnate a tirare di spada?”
Guisgard lo guardò con tenerezza, per poi accarezzargli la testa.
“Prendi la tua spada di legno allora.”
“Si!” Raggiante il piccolo, che subito la mise nella cintura.
“La spada” sistemandogliela il cavaliere “la porti troppo in basso... così facendo nell'estrarla sarai costretto a piegare completamente il braccio, perdendo così molto tempo... ricorda, la spada va sistemata in modo che l'elsa si trovi tra il polso ed il gomito, in modo da poterla estrarre liberamente, quasi a farla uscire da sola...”
Il piccolo lo ascoltava rapito.
“E' il metodo migliore questo?” Chiese poi.
“Beh...” mormorò Guisgard “... ogni spadaccino ne ha uno preferito... qualcuno mette la spada direttamente nella cintura dei pantaloni, altri sotto l'ascella, altri invece portano la spada dietro la schiena... qualcun altro poi porta due spada... ma se sai usarla bene, una sola spada è più che sufficiente... ed il metodo che ti ho insegnato io, per quel che ne so, è il migliore di tutti.”
“Mi fate vedere un bel colpo?”
Guisgard sorrise ancora e poi indicò la mela che il bambino aveva in mano.
“Appena vuoi” il cavaliere al bambino “lanciala in aria proprio sopra la tua testa...”
Il piccolo annuì e poi lanciò in aria la mela.
Guisgard allora estrasse rapido la spada, facendo sibilare la sua lama velocissima tra la mela e la testa di Albio.
Un istante dopo la mela ricadde fra le mani del bambino.
“Facciamo metà?” Rimettendo a posto la spada Guisgard.
E la mela si divise in due parti perfettamente uguali nelle mani di Albio.
“Accidenti!” Incredulo il bambino. “Ah, cosa darei per poter colpire anche io un giorno così!”
In quel momento arrivò la madre del piccolo.
“Cavaliere...” rivolgendosi a Guisgard “... perdonatemi, ma non voglio che mio figlio impari queste cose... c'è già troppa violenza a questo mondo...”
“Signora, la spada non è diversa da altri attrezzi o strumenti, come la zappa, la pala, il rastrello o la penna...” fissandola Guisgard “... che ne esca del Bene o del male dipende esclusivamente da chi la usa...” accennò un vago sorriso “... comunque io ed il mio amico siamo in partenza... volevo ancora una volta ringraziarvi di tutto.”
“Ho preparato qualcosa da mangiare, cavaliere...” mostrando la donna un grosso cestino “... per voi e per il vostro compagno...”
“Siete davvero gentile.” Ringraziandola Guisgard.
“Allora è un addio...” mestamente Mime.
“Beh, puoi sempre tornare dai mercenari.” Guardandolo il cavaliere.
“No, mi farebbero la pelle!” Esclamò il rigattiere.
“Sciocchezze...” scuotendo il capo Guisgard “... è me che odiano, non te... sono io che ho violato il loro santuario... tu non c'entri... anzi, tu potresti essere d'aiuto alla loro caccia.”
“E se mi uccideranno?” Pensieroso Mime.
“Vorrà dire che finirai all'Inferno nel girone dei beoni!” Ridendo Astus.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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