Discussione: Personaggi Donne nel Medioevo
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Vecchio 17-06-2014, 09.47.14   #195
Taliesin
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Nell'assordante chissso di ierinotte, tra le onde fluttuanti dell'Arno d'argento ed i moderni clown d'oltre manica e d'oltre oceano, mentre Ponte Vecchio risplendeva di luce nuova, tra la tredicesima e la quattordicesima finestra del corridoio del Vasarri, mi è sembrato affacciarsi una Venere, che dall'alto della sua Magnificienza, sembrava come sorridere al nuovo tempo che girava attorno alla sua eterna conchiglia...

Taliesin, il Bardo

LA VENNERE DEL BOTTICELLI: SIMONETTA VESPUCCI.

Simonetta Cattaneo Vespucci (Genova, 1453- Firenze, 1476) amata da Giuliano de Medici e musa ispiratrice di pittori e poeti fu ritenuta la donna più bella del suo tempo tanto da divenire l'icona della bellezza rinascimentale. La fama della ventunenne Simonetta esplose quando Giuliano, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico le dedicò la vittoria nella Giostra del 1475. Il torneo fu disputato in piazza Santa Croce il 28 gennaio, nel giorno del compleanno di Simonetta. Giuliano si presentò con uno stendardo che riportava l'effigie della donna amata, dipinta da Botticelli, ed il motto "la senza pari".

La folla manifestò il suo entusiasmo; ma si voleva compiacere la potente casa Medici o davvero Simonetta era la donna "ineguagliabile"? Certo è che era stata scelta da Botticelli come modella per La nascita di Venere eper La Primavera. Divenne poi il soggetto dei più famosi artisti come il Verrocchio, il Ghirlandaio, Filippo Lippi e di poeti come il Poliziano (che ne fece la protagonista de Le stanze della Giostra), il Pulci e lo stesso Lorenzo il Magnifico.

Ma chi era in realtà Simonetta Cattaneo? Nacque nel 1453, probabilmente a Portovenere (una singolare coincidenza per una località che già in epoca romana si chiamava Portus Veneris) da una nobile famiglia ligure. Appena quindicenne sposò Marco Vespucci, cugino del celebre Amerigo e si trasferì a Firenze dove condusse una vita riservata, finché non incontrò Giuliano che, probabilmente, ne vide il ritratto nella bottega del Botticelli. L'esile figura, i biondi capelli (una rarità a quell'epoca in Italia) e i profondi occhi grigi, le valse il titolo di "la bella di Firenze".
Forse fu solo un amore platonico. Certo è che fu la coppia più ammirata del momento. I Medici erano i più ricchi, i più colti, i più potenti, i più fortunati, sembravano la personificazione del periodo aureo di Firenze. E se Lorenzo incarnava la gestione del potere, il bel Giuliano, colto, idealista, esprimeva la gioia di vivere rinascimentale.

Ma il clima stava per cambiare. Il primo, imprevisto, colpo a quello scenario , fu la morte di Simonetta, il 26 aprile 1476 (forse di tisi), un anno dopo la memorabile giornata della Giostra. L'intera città fu costernata e commossa. Per la sua scomparsa, Lorenzo il Magnifico scrisse il sonetto che inizia con "Olum chiara stella che co' raggi tuoi/togli alle tue vicine stelle il e...", dove la immagina salita in cielo ad arricchire il firmamento.
Una folla immensa partecipò al funerale e sfilò davanti alla sua bara che era stata lasciata scoperta perché tutti potessero ammirare la bellezza che la morte non aveva offuscato. Simonetta fu sepolta nella chiesa d'Ognissanti, nella Cappella Vespucci affrescata dal Ghirlandaio. Nella stessa Chiesa, sul pavimento c'è anche la tomba di Botticelli che aveva chiesto di essere sepolto ai suoi piedi. Esattamente due anni dopo anche Giuliano morì, assassinato nella congiura dei Pazzi, che segnò la fine del momento più splendido della Firenze medicea.

Sette anni più tardi, Piero di Cosimo dipinse una Cleopatra con le sembianze di Simonetta Cattaneo, con un aspide attorno al collo: era certamente un inquietante ricordo della fine prematura, ma il serpente è anche un simbolo erotico e tutto il quadro, del resto, ha una doppia chiave di lettura in bilico tra il rigoglio della vita e la morte in agguato.
La studiosa Paola Ventrone (Giovanna Lazzi, Paola Ventrone, Simonetta Vespucci. La nascita della Venere fiorentina, Polistampa, 2007) afferma che, nel caso della giovane Vespucci, la rapida successione degli avvenimenti ne proiettò l'immagine "in un mondo ultraterreno privandola della consistenza umana e della sua stessa personalità". Un mito che ha potuto sfidare i secoli, perché consacrato da una straordinaria convergenza di opere letterarie, dipinti e sculture che sono tra le più alte espressioni del Rinascimento.

Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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