Scoppiai a piangere, stringendo quella lettera fra le mani.
Non troverai nessuno qui, cugino mio... Nè i tuoi genitori, né tantomeno i miei..
Mio padre lo adorava, aveva grandi progetti per lui.
Avevo pochi ricordi sfuocati, ricordo quanto mi sembrava forte e invincibile.
Si allenava a combattere e io lo seguivo con lo sguardo.
Come può non sapere? Essere all'oscuro del dolore che ha avvolto questa terra?
Lessi la lettera un'altra volta.
Con un profondo respiro, mi alzai e lanciai la lettera nel fuoco.
Meglio non lasciare prove.
Dovevamo agire, se si fosse presentato così l'avrebbero ucciso seduta stante.
Lasciai con le mie due ancelle le mie stanze, per raggiungere il tempio dove avevo lasciato Roland.
Era un tempio silvano, dedicato agli dei boschivi. Erano i sacerdoti verdi ad occuparsene solitamente. Ma Froster ne aveva uccisi a dozzine, non comprendendo la nostra pluralità religiosa, e ora il tempio era vuoto.
Da bambina mi facevano quasi paura gli alberi dipinti alle pareti, la luce della luna che filtrava dall'ampio oculo rendeva l'atmosfera spettrale.
Lasciai le mie ancelle all'entrata del tempio.
Adoravo quel silenzio, rotto solo dal rumore degli animali che gironzolavano sempre da quelle parti.
Bruciai l'incenso, e pregai perché i nostri boschi custodissero i Lupi e fossero impenetrabili per gli invasori.
Non sembrava così abbandonato, evidentemente Roland aveva avuto il tempo di metterlo a posto.
Attesi in preghiera l'arrivo del mio amico.
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