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Vecchio 03-07-2014, 03.09.43   #323
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La figura, furtiva, scavalcò con agilità il basso muro di cinta, ritrovandosi poi in un cortile colonnato e attraversato da uno stretto vialetto, dal quale si poteva accedere ad un vasto androne.
Qui il giovane salì una rampa di scale, giungendo infine all'imbocco di un corridoio sul quale si aprivano varie porte.
E proprio da una di esse udì una voce che parlava.
“Si, signor barone.” Disse un'altra voce a quella udita dal giovane.
Un attimo dopo un uomo, con abiti da servitore, uscì da quella stanza e andò via, senza però accorgersi del giovane che nel frattempo si era nascosto in un catino.
Così, facendosi coraggio ed accertatosi che non si udissero altre voci in quella stanza, il giovane decise di entrare ed affrontare il barone.
Aprì allora la porta e si presentò in quella camera.
Doveva trattarsi di una biblioteca, con diversi scaffali di libri ammuffiti, nonostante gli arnesi da caccia, come coltelli, corni, pistole, si imponevano con maggior effetto su quelli dello studio.
E seduto ad un robusto scrittoio vi era un uomo dallo sguardo austero e l'espressione resa venerabile dalla folta barba grigia.
“Voi...” mormorò Guisgard “... voi temo non mi conosciate... ma non è così per il mio nome...”
“Come siete entrato?” Fissandolo il barone. “E qual'è il vostro nome?”
“Sono entrato scavalcando il muro di cinta...” rispose il giovane “... come un comune ladro, o come il Figliuol Prodigo che torna a casa...”
“Chi siete?” Fissandolo il barone.
“Il mio nome è Guisgard...” rivelò.
Il nobile non rispose nulla, restando a guardarlo.
“E non fatemi lunghi ed inutili giri di parole, vi prego...” aggiunse il giovane.
“Non ne farò, non temete.” Alzandosi Corbonne dal suo scrittoio. “Come avete fatto a trovarmi?”
“Non lo immaginate?”
“Certo, che sciocco...” annuendo il barone “... il notaio de Gaitan... per anni ho provato ad immaginarvi...”
“Ebbene?”
“Avete gli occhi della vostra stirpe.”
“I vostri” guardandolo il giovane “non sono chiari però...”
“Infatti.” Sorridendo il barone. “Ho detto la vostra stirpe, non la mia.”
“Ma...” perplesso Guisgard “... voi non siete dunque...”
“Vostro padre?” Interrompendolo Corbonne. “Per carità. Ho solo servito il mio signore, occupandomi fino a quando me lo impose al sostentamento di suo nipote.”
“Nipote?” Ripetè Guisgard.
“Immagino vogliate sapere tutta la storia, ragazzo mio...”
“Immaginate bene.”
“E sia...” sedendosi il barone ed invitando Guisgard a fare altrettanto “... allora vi racconterò tutto, dall'inizio fino alla cessazione della vostra rendita... vi narrerò di un viaggio fatto qualche anno fa da un gran signore nella nobile terra di Sygma, passando per il rapimento di suo nipote, fino a giungere ad un'antica maledizione...”
“Maledizione?” Stupito Guisgard.
“Si...” mormorò Corbonne “... voi credete a queste cose? Ma ciò è del tutto irrilevante... credere o non credere non cambia le cose... anche io ho finto ad un certo punto di non crederci più... ma alla verità non si sfugge...”
“La verità...” sussurrò Guisgard.
“Si, la verità...” piano il barone “... la verità su una maledizione così terribile da spingere un uomo a rinnegare i propri discendenti pur di salvarli...”
“Da cosa?”
“Dalla morte, ragazzo mio.” Sentenziò Corbonne.
“Io...” confuso Guisgard “... io non credo di capire...”
“Ci sono cose a questo mondo” aprendo un cassetto il barone “che non possono essere comprese... questo vi spetta di diritto... almeno questo...” prendendo un medaglione, per poi consegnarlo a Guisgard “... è ciò che servì a pagare il vostro ingresso al collegio di San Giuseppe, come pegno al blasone che vi era stato negato...”
Guisgard prese quel medaglione, osservandolo poi con attenzione.
Su una delle facce recava la Croce con un giglio, mentre sull'altra invece appariva un Fiore stilizzato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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