Imone giaceva a terra con una mano premuta sul petto, incapace di fermare quel flusso di sangue.
Guisgard gli teneva la testa, ma ormai impotente davanti a quell'inesorabile finale.
“Guis...” disse senza più forze Imone morente “... Guisgard...”
“Sono qui, amico mio...”
“Prometti...”
“Non sforzarti, ti prego...”
“Prometti...”
“Si, cosa vuoi che prometta?” Chiese Guisgard.
“La mia...” ansimò Imone “... la mia spada... portala a Lortena... di... di a tutti che non l'ho disonorata... e...” una smorfia di dolore “... e... la mia borsa... prendila... e... porta anch'essa... a Lortena... dentro vi è... tutto ciò che ho... prometti...”
“Si, prometto...” mormorò Guisgard.
Imone sorrise, per poi spirare.
“Bel colpo, Dension!” Esclamò uno dei suoi.
“Si, un buon duello...”sorridendo il cavaliere “... ma non è stato facile... quel miserabile era un buon spadaccino e poteva toccare a me.” Si voltò verso Guisgard. “Avanti voi ora.” Puntando la spada contro l'altro giovane.
Ma Guisgard, presa la pistola dalla borsa di Imone la puntò contro Dension e i suoi.
“Cosa volete fare?” Fissandolo il cavaliere.
“Maledetto...” con rabbia Guisgard “... maledetto assassino... era solo uno studente... ma vi ucciderò... giuro su quanto ho di più sacro che vi ucciderò... ma non ora, non con una pistola... no, morirete con la spada in pugno e guardando la morte in faccia...” raccolse la spada e la borsa di Imone, per poi scappare via.
“Inseguitelo!” Ordinò Dension. “Prendetelo!” Ai suoi.
In quel momento in piazza tra la confusione arrivarono Altea e Korshid.