Cominciavo a spazientirmi.
Dove si era cacciato?
Poi mi preoccupai di colpo.
E se gli fosse accaduto qualcosa? Se Musain l'avesse fatto catturare senza dirmi niente?
No, pensai, ero troppo paranoica.
Probabilmente avevo capito male la stanza.
Così, tornai sui miei passi, diretta alla sala dove avevo lasciato Froster.
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Originalmente inviato da Guisgard
Clio tornò nella sala dove aveva lasciato Froster e nell'entrare un'insolita scena si mostrò ai suoi occhi.
Il suo promesso sposo e il fedele Lhar stavano in piedi davanti alla libreria, ciascuno con un bicchiere di vino in mano.
Con loro però vi era un terzo individuo.
Stava di spalle all'entrata e aveva capelli scuri e mossi ed indosso una giacca di lamè.
Dalla cintura poi pendeva una lunga spada, sulla cui elsa vi era impresso il sigillo dei Marsin.
“Vi dirò, signor conte...” disse costui a Froster “... si può viaggiare e apprendere ogni sfaccettatura del mondo. Dagli usi di tutti i popolo, alle manie di ogni razza. Potete imparare l'architettura di un regno ed il suo stile pittorico preferito. Persino la cucina non avrà più segreti e tabù se assaggerete ogni singola pietanza di ognuno dei popoli di questa terra. Ma quanto alle donne, eh, credetemi, mai ho riscontrato il medesimo sentimento o la stessa passione in due donne differenti. Diciamo, per gli amici delle statistiche, che ogni terra ha un certo suo modo di etichettare il gentil sesso, dando la possibilità, o forse meglio chiamarla illusione, a noi uomini di poterle elencare. E così diremo che le donne di Francia sono le più maliziose, mentre quelle inglesi le più ambigue. Le tedesche le definiremo le più morigerate, le italiane poi senza dubbio le più passionali e quelle spagnole, infine, certamente le più calienti.”
“Che differenza c'è tra passionale e focosa, messere?” Chiese Lhar.
“Beh...” rispose Guisgard “... dipende se hanno marito oppure no.”
A quella risposta sia Froster che Lhar scoppiarono a ridere forte.
Ma in quel momento il tiranno si accorse di Clio sulla soglia della porta.
“Oh, mia cara...” fece Froster “... dove eravate finita? Fortuna per vostro cugino che abbiamo fatto noi gli onori di casa.”
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Restai per un momento ad osservare la scena.
Il mio sguardo cadde sulla spada.
La spada di mio padre.
Sorrisi, pensando a quanto mi ero arrabbiata quando l'aveva data a lui e non a me.
Ero così gelosa.
Ma lui era lì, e niente aveva importanza.
Scossi la testa ascoltando i discorsi.
Hai capito il cugino..
Forse per la prima volta, rivolsi a Froster un sorriso sincero, mentre acceleravo il passo per raggiungere i tre uomini.
"Allora è qua.. Lo stavo aspettando dove mi avevate detto.. Ma al signorino piace fate di testa sua.." Risi appena, scuotendo la testa.
Ma se non era mai stato in quella stanza, se non era nascosto dietro il quadro mentre parlavo con Dension, allora non sapeva nè che doveva fingersi un liberale, né della promessa.
Fantastico!
Ma saperlo lì al mio fianco cancellava ogni preoccupazione.
Mi avvicinai, posando una mano sulla sua spalla.
Dovevo anche aggiornarlo che la Clio che conosceva non esisteva più, che ero diventata una stupida ragazza frivola.
"Bentornato, cugino.." Sorrisi, abbracciandolo.
Poi alzai finalmente gli occhi su di lui.
Gli occhi.
Mi mancò il fiato.
Azzurri.
Azzurri come l'oceano, come il cielo di una serata d'estate, come il migliore dei miei zaffiri.
Azzurri come i suoi.
Così, continuai a sorridere, gli lasciai un bacio affettutoso sulla guancia, per poi staccarmi da lui, e versarmi da bere a mia volta.
"Te la sei passata bene in esilio, a quanto vedo!" Sorrisi "Dovrai raccontarci tutte le tue avventure..".
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Originalmente inviato da Guisgard
Guisgard salutò con un lieve inchino Clio e sorrise appena al suo bacio sulla guancia.
Anche Froster sorrise, per poi fissare il falso cugino che invece era rimasto in silenzio.
“Messere...” disse sorridendo il tiranno “... neanche un saluto dunque a vostra cugina? Fino ad un attimo fa sembrava impossibile zittirvi. E ora?”
“Eh, milord...” scuotendo appena il capo Guisgard “... in verità sono... si, per la prima volta sono senza parole.”
Froster rise.
“Beh, la ricordavo bambina, mentre invece ora la nostra Clio è una donna ormai.” Aggiunse l'impostore.
“Ma vi prego...” fece Froster “... perchè giungete nella vostra casa armato? Suvvia, date questa spada ad uno dei servitori.”
“In verità” lesto Guisgard “nei miei anni di studio ho imparato ad amare i classici e non so perchè ma mi hanno sempre conquistato uomini come Ulisse ed Oreste. Mi piaceva l'idea del loro ritorno a casa e di come liberavano le loro terre dai propri nemici.”
“Ma qui” entrando qualcuno all'improvviso nella sala “non troverete né Proci, né traditori, messere.” Avvicinandosi a lui Musain.
“Vi presento ser Musain, comandante della Guardia di Palazzo.” Presentandolo Froster.
“Piacere, cavaliere.” Sorridendo Guisgard. “Eppure avevo udito di ribelli a Lortena.”
“Quelli sono affar mio e dei soldati, messere.” Fissandolo Musain. “Voi non abbiate a preoccuparvi di questo.”
“Sono molto più tranquillo ora.” Annuendo l'impostore.
“Sceglietevi dunque un altro eroe da impersonare.” Aggiunse sarcastico lo spadaccino.
“Non chiedo di meglio.” Ridendo appena Guisgard. “Cugina, sapete forse se la bella Andromeda o la meravigliosa Elena avessero un cugino? Così potrei impersonare quello e a voi dare il ruolo di una di quelle due eroine.” Rivolgendosi poi a Clio.
Froster rise di gusto.
“Sceglietevi un eroe senza troppi nemici, messere.” Mormorò Musain.
“Allora vorrà dire che sarò Tristano.” Divertito Guisgard. “Così mia cugina sarà Isotta e potrà curarmi qualora qualcuno mi facesse del male.”
Froster rise di nuovo, ignorando del tutto quella leggenda.
“Brutta fine fanno però i due amanti di Cornovaglia...” prendendo del vino Musain.
“Beh, noi non seguiremo di certo la storia alla lettera.” Replicò l'impostore. “Dopotutto loro erano amanti, mentre io e Clio solo cugini.” Voltandosi a sorridere di nuovo alla ragazza.
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Non osate toccare quella spada!
Ma dare peso a quella situazione avrebbe attirato l'attenzione.
"E così hai persino imparato a combattere eh, mi meraviglio di te.." scherzai, per poi osservare la spada di mio padre.
Loro non dovevano sapere.
"E vedo che ti sei anche preso la briga di far incidere lo stemma di famiglia.." risi appena "Non dicevi che gli stemmi erano cose del passato, che siamo tutti uguali e cose del genere?" tendendo la mano.
"Su, dalla pure a me.. la metteremo nel baule del tesoro, ricordi?" incrociando il suo sguardo per un momento.
Guardai poi Froster e Musain.
"Beh, se Imone può restare con noi, posso avere licenza di accompagnarlo nelle sue stanze? sono certa che vorrà riposarsi dopo il lungo viaggio..".
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Originalmente inviato da Guisgard
Certo.” Disse Froster a Clio. “Scortatelo pure nella sua stanza.”
“Potrei mai negare qualcosa a mia cugina?” Fece Guisgard, per poi consegnare la spada alla ragazza. “Quanto agli stemmi, beh, diciamo che ho imparato quanto possa essere utile una simile firma sulla spada. Consente di scoraggiare chiunque voglia subire un affronto pur di duellare.” Rise appena. “Col vostro permesso, milord. Signori.” Ed uscì con Clio dalla sala.
“Ah...” sospirò una volta nel corridoio con la ragazza “... devo dire che essere di nuovo a casa mi fa un certo effetto... e voi... voi siete molto cambiata, cugina. In meglio naturalmente.” Sorridendo a Clio.
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Cosa?
Fulminai con lo sguardo Imone.
"In meglio?" ripetei, incredula "Devi avere davvero pochissimi ricordi di me..".
Portai la mano al petto e imitai la mia voce di poco prima "Col fodero, mi raccomando che rischio di tagliarmi.." lanciai un'altra occhiataccia a Imone "Ma per piacere!" scossi la testa.
Come poteva dire una cosa del genere?
Stentavo a crederci. Pensavo mi avrebbe preso in giro, o detto qualcosa come "Chi sei tu cos'hai fatto a mia cugina?". Ma forse gli anni lontani l'avevano cambiato.
Raggiungemmo la vecchia stanza di Imone, ed entrai con lui, chiudendo la porta dietro di noi.
Controllai istintivamente che non ci fosse nessuno, nemmeno dietro il passaggio, o le tende.
Avvistai un vecchio baule decorato, che non era però il baule del tesoro che avevo nominato.
Quello si trovava nella casupola di caccia nel bosco. Andare fino lì di notte ci sembrava un'impresa così avventurosa.
Mi inginocchiai, e baciai l'elsa della spada che portavo tra le mani, per poi riporla nel baule.
Persino Penelope aveva messo alla prova Ulisse, senza parere.
Avrei spiato le sua reazione. Non poteva dimenticare.
Non avrebbe mai dimenticato.
"Preferisco pensarla al sicuro.." mormorai "Sono certa che le hai reso onore.. almeno si è salvata..".
Mi rialzai e tornai davanti a lui, vicinissima, in modo da poter sussurrare.
"Ascoltami bene..." sussurrai con gli occhi nei suoi "Non so cosa ricordi di me, ma sappi che la Clio che hai conosciuto non esiste più, anzi.. non è mai esistita.. mi raccomando.. io sono una ragazza molto frivola, e stupida.. non mi interesso di politica, distinguo a malapena un liberale da un reazionario.. sono molto debole, e facilmente impressionabile, svenirei alla vista del sangue anche se mi pungessi con uno spillo.. inutile dire che non so difendermi in nessun modo..." sospirai "Tanto per darti un'idea, non mi importa se sposerò l'uomo che ha ucciso mio padre e assoggettato il mio popolo, la mia preoccupazione più grande è che la seta che ho ordinato dall'oriente per il mio vestito arrivi in tempo.." scossi la testa.
Ah, e hai presente il brigante che tutti cercano? Sono io, comunque..
No, per quello ci voleva ancora del tempo.
Saperlo l'avrebbe messo solo in pericolo.
"Quanto a te.." mormorai, dolce "Ho detto loro che mio padre ti ha cacciato per le tue idee liberali.. mi sembrava una buona idea, vista la situazione.. ah, e mi hai promesso che saresti tornato per farmi da testimone al matrimonio.. e così hai fatto..".
Avevo parlato in fretta, a voce bassissima, col terrore che qualcuno ci interrompesse, anche se per la verità avevo sbarrato la porta.
Gli sfiorai il viso con la mano, mentre sentivo gli occhi inumidirsi.
"Sono felice che tu sia qui.. ma preferivo saperti lontano, al sicuro.. tieni un profilo basso, mostrati accondiscendente con i nuovi padroni e non ti accadrà niente... non fidarti di nessuno, mai..." sorrisi, per poi allontanarmi di un passo.
"Beh, ti lascio preparare.. se hai bisogno di qualcosa sai come sgattaiolare da me.. non.." abbassai lo sguardo "Non ce l'ho fatta ad usare la camera di tua madre.. sono nella mia vecchia stanzetta.. abbiamo tante cose di cui parlare..".
Alzai ancora una volta gli occhi su di lui.
"Io andrò a passeggiare nel Giardino, raggiungimi quando voi.. immagino vorrai vedere la tomba dei tuoi genitori..." lo abbracciai di nuovo "Bentornato cugino..".
Per poi staccarmi e sorridere, con le lacrime agli occhi.