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Vecchio 18-07-2014, 16.52.03   #542
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard a quelle parole di Clio divenne di colpo cupo e pensieroso.
Lo sguardo parve farsi vago, sfuggente, enigmatico e la sua espressione mutò, smarrendo quel sorriso e quell'aria di spavalderia e sicurezza che si erano stampati sul volto sin dal suo arrivo alla rocca.
“Morta...” disse piano, quasi in un sussurro impercettibile, ma che la ragazza percepì “... sembra che al mio ritorno io abbia trovato solo fantasmi...” guardò la sommità della rocca, fino al punto più alto che sembrava voler lambire il cielo “... e tu che parli con tanta naturalezza di tutto ciò... ma forse sono io che subisco il desolante impatto di questo mondo mutato così repentinamente...” tornò a guardarla e poi a sorridere “... andiamo, su... ci ritroveremo tra poco come stabilito...”
I due finti cugini così si separarono, ciascuno diretto verso ciò che lo attendeva.
Guisgard, allora, poco dopo raggiunse il luogo dove si trovavano le tombe.
Si segnò tre volte e recitò qualche preghiera su quelle lapidi.
“Cosa avresti fatto al mio posto, Imone?” Pensò. “Avresti pianto i tuoi morti, immagino... e poi? Poi avresti con ogni probabilità detto a tua cugina ciò che lei si attendeva di sentire da te... già... ma io non sono te... questi non sono i miei cari e questa non è la mia terra... non ho nessuna causa per cui combattere e nessun interesse a rischiare la vita...” rise malinconico “... chi sono io ora? Un impostore, un mentitore giunto tra questi fantasmi... o forse sono anche io un fantasma... o lo diventerò davvero se non starò attento...” scosse il capo “... dopotutto non sono un rivoluzionario e neanche un ribelle... ho sempre vissuto per quel che sono, un indifferente osservatore del mondo, un cinico teatrante di questa grande farsa che è l'esistenza umana... non ho mai dato valore agli altri, né mi sono mai interessato alle altrui vicende... questo sono... una sorta di libertino imborghesito dal denaro che per anni mi ha mantenuto, senza provare mai il desiderio di cercare il mio benefattore o il nome della mia vera famiglia... devo... si, devo trovare il modo di andarmene da qui... spero che le acque si calmino il più presto possibile, così da poter fuggire da questa terra e dai suoi fantasmi...” colse dei fiori dalle aiuole e ne posò uno su ciascuna di quelle lapidi.
E mentre faceva ciò notò un uccello volare basso, per poi scendere su una fontana di pietra poco distante da lui.
Era una gabbianella dal piumaggio di un raro e delicato blu.
L'uccello restò a fissarlo per qualche istante.
“Chi c'è qui?” All'improvviso una voce alle spalle di Guisgard, che fece volare via la gabbiabella.
Questi si voltò di scatto e vide una figura incanutita e stanca.
“Perchè non parlate?” Avvicinandosi quel vecchio. “Non posso vedervi e non è cortese celarvi nel silenzio, oltre che nel buio che attanaglia i miei occhi.” Aggiunse sorridendo.
Era infatti cieco e si aiutava a camminare con un bastone.
“Ecco io...” mormorò l'impostore.
Il vecchio a quelle parole si fermò di colpo.
“Nessuno ormai viene più qui a piangere, se non la giovane lady Clio...” fece il vecchio “... solo lei ora si ricorda di queste lapidi... a volte la sento piangere o parlare piano al vento, illudendosi che sia messaggero del Mondo dei Morti... ma oggi anche voi siete qui... fra tanti, solo voi...” si avvicinò ancora al giovane uomo che lo fissava in silenzio “...si e non potete essere che voi...” raggiunse le mani di Guisgard e le strinse forte “... siete tornato, padroncino Imone!” In lacrime. “Siete tornato!” Sorridendo. “Ho pregato tanto ogni giorno ed ogni notte... e ora finalmente il Cielo mi ha esaudito!” Si gettò ai piedi dell'impostore.
“Alzatevi, vi prego...” prendendolo Guisgard, per poi aiutarlo ad alzarsi.
“Mio signore...” senza smettere di piangere il vecchio cieco “... sono cambiato, vero? Euntreo, il burbero guardiano degli armenti, che mungeva per voi ogni giorno il latte fresco, oggi è molto cambiato... non ho più la forza di un tempo e l'età è ormai venerabile... anche la luce mi ha abbandonato, da quando Froster mi fece strappare gli occhi... oggi vivo qui, quasi come un mendicante sulla soglia di questa rocca, grazie alla bontà e alla generosità di lady Clio che ha avuto compassione di questo vecchio e fedele servitore di suo padre... ma tutti i miei stenti e le mie sofferenze oggi sembrano svanire, poiché vi sto riabbracciando, padrone...” e lo strinse forte con grande commozione.
“Come fate a dire che sono chi voi credete?” Domandò Guisgard. “Potrei essere uno dei soldati di Froster impegnato con la ronda, o uno dei tanti servitori...”
“Ho sempre saputo” portando Euntreo le sue vecchie mani sul volto del giovane impostore “che al vostro ritorno io vi avrei trovato qui, davanti a queste tombe, mio signore...” annuì “... l'ho sempre saputo e così è stato... e vedo che la bellezza non vi ha abbandonato...” sorridendo ancora, mentre con le mani accarezzava i lineamenti del volto di Guisgard.
Nello stesso momento, Clio, raggiunto il tempio per le preghiere, trovò Roland che fingeva di accudire ai ceri sacri come un buon e fedele sacerdote.
Vide allora la ragazza e le si avvicinò, adagiando sul suo capo il sacro velo per le orazioni.
“Novità?” Chiese sottovoce poi alla ragazza.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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