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Vecchio 19-07-2014, 19.48.16   #572
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Salutai a mia volta Euntreo, e mi lasciai prendere sottobraccio controvoglia da mio cugino.
Scendemmo così verso il fiume, seguendo quel sentiero dove ci rincorrevamo da bambini.
La rigogliosa vegetazione, ricca di arbusti ed alberi in fiore, sembrava contrastare con il mio umore e con la triste situazione della mia terra.
Come invidiavo la natura, capace di resistere imperterrita alle disgrazie più terribili, ed apparire sempre splendida.
Ai lati del sentiero, le more e le minuscole fragole di bosco facevano capolino tra i rovi.
Mi sporsi per coglierne una, lasciando che il gusto amaro mi distraesse per un momento dalla malinconia che mi afferrava il cuore.
Una volta raggiunto il fiume, si scorgevano, sulla riva opposta, le colline incorniciate dalle montagne.
Filari di vite si rincorrevano da Est ad Ovest, persino la strada era stata rimpicciolita per far posto al frutto per eccellenza della nostra valle.
Il fiume scorreva leggero, accarezzando i bianchi sassi del fondale.
Ma i miei occhi, per un momento, indugiarono su un sasso di gran lunga più ampio degli altri, sul quale io e mio cugino eravamo soliti sederci nei pomeriggi estivi, perché, poco distante, un enorme faggio ricopriva interamente il sasso con la sua ombra.
Ed era lì che mi aveva annunciato la sua partenza.

Il sasso piatto proprio non voleva saperne di rimbalzare più di tre volte.
"Eppure Imone ci riesce.." pensai.
Dovevo farcela, dovevo impegnarmi e riuscire a stupirlo.
A proposito, pensai, perché tardava?
Mi sembrava di aspettarlo da ore.
"Non ce la farai mai così.." una voce alle mie spalle "Non puoi lanciarlo da seduta..".
Mi alzai interdetta, lui mi si avvicinò, prese un sasso piatto da terra, e lo mise nella mia mano, guidandola con la sua.
Magicamente, il sasso fece cinque rimbalzi.
Come ci riusciva?
Ci sedemmo uno accanto all'altro, su quell'enorme sasso ombreggiato.
"Ti aspetto da ore.." brontolai "Dove ti eri cacciato?".
Lui rise "Da ore, addirittura... scusa, ma lo zio voleva parlarmi..".
Così, mi parlò della partenza, dell'Accademia, della Spada.
Dapprima mi arrabbiai perché mio padre aveva dato a lui la sua spada, ma poi iniziai ad essere triste perché capii che non l'avrei rivisto per molto tempo.
Mi rifugiai tra le sue braccia, triste come non lo ero mai stata.
"Quando partirai?" chiesi, titubante.
"Alla fine dell'estate.." mormorò lui, tenendomi stretta "Abbiamo ancora un sacco di tempo.." ma potevo percepire la sua tristezza, nonostante fosse contento dell'opportunità che gli veniva offerta.
"Mi mancherai.." con voce soffocata, senza riuscire più a nascondere le lacrime.
Lui sorrise "Anche tu mi mancherai, piccola peste..".
Restammo così, abbracciati e in silenzio, fin quasi al tramonto.
"Ma poi tornerai?" chiesi, alzando gli occhi lucidi su di lui.
"Certo che tornerò.. che domande.. non c'è posto al mondo che valga la mia terra, devo partire proprio per saperla difendere al meglio.." mi alzò il mento in modo che potessi guardarlo negli occhi "Quando tornerò tu sarai una bellissima contessina... e vedi di trovarti un marito che mi aggradi, altrimenti dovrà vedersela con me.." scherzò "Ma io sarò sempre con te.. il giorno in cui sarai pronta per la Prova, e so che lo sarai così come so che la supererai perché sei testarda come pochi.. quel giorno sarò lì, accanto a te..." mormorò mentre anche i suoi occhi si inumidivano "Sarò sempre con te.. e quando tornerò staremo svegli un giorno e una notte e mi racconterai tutte le tue avventure, e io le mie..." accarezzandomi dolcemente i capelli.
Feci una smorfia, e lui si scostò ridendo appena.
Detestavo che qualcuno mi toccasse i capelli.
"E quando tornerai comanderai l'esercito?" con gli occhi sognanti.
Lui sospirò "Se ne sarò all'altezza, pare di sì.. come mio padre prima di me.. " lui mi guardò negli occhi "E insieme renderemo Lortena ancora più prospera e sicura.. tu governerai e io difenderò la nostra terra da tutti i nemici, gli invasori... persino da draghi e giganti se sarà necessario.." rise.
"Che sciocco.." scuotendo la testa, io "Draghi e giganti non esistono..." lo canzonai.
Lui sorrise.
"Dimenticavo che sei grande ormai.." Facendomi l'occhiolino.
"E comunque voglio combattere pure io insieme a te.." con aria decisa.
"E al palazzo chi ci lasciamo, se siamo tutti e due in battaglia?" fingendosi serio, trattenendosi dal ridere.
Io rimasi pensierosa per un momento.
Non aveva mica tutti i torti, pensai, si doveva trovare una soluzione.
"Iris!" esclamai, poi, tutta contenta "Lei può curare il castello! Mi dice sempre che non dovrei comportarmi come un maschio.. non le dispiacerà se la lasciamo a casa.." sorrisi.
"In effetti potrebbe funzionare.. e insieme saremo invincibili.." rise appena.
Mi si illuminarono gli occhi.
"Sarai il mio capitano, il più coraggioso e leale cavaliere del regno.." con aria sognante "E i bardi canteranno le tue gesta nei secoli..".
Lui rise, ma mi diede corda, rispondendo con la stessa enfasi "E ti difenderò da tutti gli impostori, e sarò il tuo campione, se lo vorrai... finché, naturalmente, non arriverà un cavaliere a rubare il tuo cuore.." strizzando l'occhio.
Corrucciai la fronte "Ehi.. so difendermi da sola io.. non mi serve un campione!".
Lui alzò un sopracciglio e mi guardò con aria divertita.
"Ma davvero?" e iniziò a farmi il solletico.


Il ricordo mi investì come una folata di vento gelato, uccidendo le mie difese, facendo crollare la maschera che portavo, lasciando soltanto la rabbia e il dolore lancinante in mezzo al petto.
Avevo indurito il mio cuore, dopo tutto quello che avevo passato, l'avevo nutrito di speranza, lotta e non mi ero mai arresa.
Ma Imone era presente nel profondo, e il dolore per il suo cambiamento era talmente profondo da rischiare di distruggermi.
E non potevo permettermelo.
"Vorrei non fossi mai tornato.." sussurrai, cercando di fermare le lacrime.

In verità” mormorò poi “a mio giudizio dovresti interessarti poco a questo genere di situazioni. La politica non ha portato molta fortuna alla nostra famiglia e questo deve esserci da monito.” Sorrise tiepidamente. “Mi spiace per Axses, ma continuare a parlare di vendette non è il modo migliore per pensare al futuro di Lortena. Sei giovane e bella e fra un mese ti sposerai con il signore di queste terre. E allora potrai dare il tuo contributo affinchè Lortena diventi davvero un luogo degno e in cui sarà possibile vivere in pace. Magari senza dover impugnare più le armi.” Annuì.

Il dolore rischiava di sopraffarmi.
Euntreo aveva ragione, era il mio eroe, ora mi appariva un estraneo.
Ma un estraneo non mi avrebbe mai fatto così tanto male.
Mi liberai dal suo braccio e lo guardai negli occhi, così vicina da poter sussurrare.
Non c'era nessuno, ma la prudenza non era mai troppa.
"Vattene via.." con gli occhi colmi di dolore e rabbia "Va' via.." ripetei, sussurrando.
"Perché sei tornato? Perché? Ho visto morire mio padre, assoggettare il mio popolo.. e ora tu.. tu che sei diventato tutto ciò che detesto.. tutto ciò che tu stesso detestavi.." non riuscivo a fermare le lacrime, un'altra parola e avrebbero iniziato a scorrere, ma non potevo fermarmi.
Tutto quel dolore mi avrebbe distrutto.
"Cosa ti aspettavi? Che sarei stata contenta di vedere che disgustoso uomo sei diventato?" ormai le lacrime mi rigavano il viso, ma non mi sarei fermata "Va' via.. trova una scusa e vattene.. ma lascia il tuo nome dietro di te.. " gli occhi lividi di rabbia "L'hai disonorato abbastanza.. Imone Marsin non avrebbe esitato a mettere a repentaglio la sua vita per difendere il nome della sua famiglia..." scossi la testa, disgustata.
"Tuo padre è morto con la spada in pugno, difendendo la Rocca del Tireo quando il Castello Eubeo era già caduto.." continuai, con gli occhi nei suoi "Tua madre era con le altre donne nella torre, e si è buttata quando ha capito che stavano per entrare, perché non la prendessero viva.. tua sorella non l'ha fatto, e credo se ne sia ben pentita.." cercai di respirare normalmente, ormai stavo quasi singhiozzando, dovevo calmarmi, non mi ero mai lasciata andare così.
"E tu.. tu hai osato persino andare sulle loro tombe..." scossi la testa "Martina.. hai dimenticato il volto di Martina.. lei.. ti ha aspettato, ha rifiutato un pretendente dopo l'altro, anche se sapeva che non l'avresti potuta sposare, ma le bastava il tuo cuore.. l'ho trovata morente dopo l'assedio, e mi ha supplicato di dirti che ti amava.. ma come può una ragazza di montagna competere con le maliziose donne francesi, o le calienti spagnole.." mi portai una mano al petto "Come darti torto!" sarcastica.
"Quanto a me, mi sono salvata solo perché Froster era presente quando sono entrati nelle stanze delle donne del Castello Eubeo, e ha avuto la brillante idea di sposarmi.." risi appena "Oh, non temere.. non vedo l'ora di sposare il signore di queste terre, come lo chiami tu.. non vedo l'ora di avere addosso le mani sporche del sangue del mio popolo.. devo continuare o riesci a immaginare il resto da solo? Beh, se pensi che permetterò un simile abominio, davvero non ricordi nulla di me.." con gli occhi colmi di rabbia "Se le cose non cambieranno, mi resta meno di un mese di vita.. quindi abbi pietà di me e lasciami morire in pace.. lasciami trovare conforto nei ricordi dei momenti passati insieme da bambini.. è l'unica cosa che mi resta, ormai.. abbi pietà..".
Scossi la testa, disgustata.
"Vattene via.. se il dolore di questa terra ti lascia indifferente, abbi almeno la decenza di avere pietà del mio dolore e di quello dei tuoi cari.. Per tutti questi anni, ho avuto paura di non vederti più... non avrei mai pensato che ci potesse essere di peggio.. hai disonorato la spada di mio padre.. lui si fidava di te.. e anch'io..." senza lasciare mai il suo sguardo "Vuoi vivere, no? E' questo che vuoi.. benissimo, allora va' più lontano possibile da qui, ma non osare mai più fregiarti del nome della mia famiglia.. non osare.. essere aristocratici comporta avere delle responsabilità, se pensi che la tua vita appartenga semplicemente a te e non alla tua terra, come fossi un semplice borghese, benissimo.. ma trovati un altro nome, non insozzare il mio..".
Ero distrutta, il viso sconvolto dal dolore, dalla rabbia e dalle lacrime.
Come potevo tornare a palazzo in quello stato?
Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi.
Ma come li riaprivo lui era davanti a me, e la rabbia e il dolore non mi lasciavano.
"Ti ho detto che questa commedia è l'unica cosa che mi tiene in vita.." mormorai "Non posso permettermi di ascoltare i miei sentimenti, o dire quello che penso, lo capisci? Se non riesco a mantenere la maschera, si accorgeranno che sono diversa dall'inutile e frivola Clio che impersono.. Non posso permettermi di stare così male.. non posso.. quindi per favore.. va' via.. lasciami credere che sia stato tutto un brutto sogno, che tu non sei in realtà mio cugino.. che posso continuare a volergli bene, ad ammirarlo... lasciami credere che sia ancora prigioniero di quei pirati..." risi appena "Meno male che mi hai scritto di aver passato ogni giorno a pensare a noi e a Lortena.." scossi la testa "Facevi più bella figura a non tornare..".
Abbassai il capo, mi avviai verso il sasso e mi sedetti ad ascoltare il fiume.
Calmati, Clio.. calmati.. come giustificherai queste lacrime? Adesso calmati..
Nascosi il viso tra le braccia, lasciandomi cullare dal ritmo regolare del fiume.
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