Clio era seduta su quel bianco sasso, con il viso fra le braccia e ancora rigato dalle lacrime, mentre il fiume scorreva quasi indifferente, generando un alone di frescura intorno a se in quella calda giornata di Luglio.
Poi un rumore di passi.
Un salto e qualcuno la raggiunse su quel sasso bianco.
“Devi detestarmi davvero tanto...” disse Guisgard senza smettere di fissare la dolce corrente del fiume “... e forse non posso darti torno, perchè in certi momenti non piaccio a me stesso...” lanciò un sassolino nel fiume “... so anche io di essere diverso, cambiato da come tu rammenti... ma quindici anni sono tanti... e tanti sono gli anni che praticamente non impugno più una spada... la vita all'accademia, i richiami della grande città e poi la vita mondana delle sue sere e delle sue notti... era più semplice, più facile abbracciare quella nuova vita, che rammentare quella passata... e così, mentre gli anni trascorrevano, io smarrivo a poco a poco il ricordo di questa terra e di me stesso... ho conservato gelosamente la spada di tuo padre, ma senza usarla mai... una volta un nobile mi accusò di essere stato con sua moglie...ed io non ho saputo difendermi, fuggendo via invece di affrontarlo... ma forse la vergogna più grande l'ho provata al porto delle Flegee, quando sono sbarcato per poi tornare qui... un cavaliere di Imperion mi ha insultato per le mie idee ed io sono rimasto là, senza poter e saper difendermi... impugnando la spada di tuo padre, con la paura però di usarla... si, ho avuto paura... se non ti alleni con la spada, se trascorri tanti anni senza usarla mai non solo perdi la tua abilità, ma forse anche il coraggio... ho giurato vendetta verso quel cavaliere, ma poi sono fuggito via...” sorrise amaramente “... mi servirebbe un buon maestro per impugnare in modo degno una spada... forse oggi riuscirei solo a disarmare te...” disse sorridendo, ignorando la vera identità della ragazza “... ecco, ora sai la verità...”
“Si, sono altre bugie” pensò “ma almeno fra esse ho celato ciò che sono veramente. E so di essere la cosa più lontana dal cugino che attendevi...”
Le si avvicinò e con la mano, delicatamente, le sollevò il viso, in modo che gli occhi di lei fossero nei suoi, per poi asciugarle le lacrime col suo fazzoletto di Batista.
“Ora sai cosa sono davvero oggi...” fissandola “... tanto non puoi disprezzarmi più di quanto già tu non faccia...” sorrise malinconico “... ma ti prometto che presto partirò... si, partirò e non sentirai più parlare di me... promesso...” si alzò, voltandosi verso la sponda del fiume “... e naturalmente sei dispensata da ogni tuo dovere verso di me... dunque non sarai più costretta a farmi da accompagnatrice, né dovrai più sopportare la mia sgradevole compagnia...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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