Presi posto accanto a Froster, osservando la scena.
Amavo il teatro, da sempre, era capace di trasportarmi in un altro tempo e nei posti più lontani.
E anche quella volta fece il suo effetto.
Ascoltai divertita il discorso dell'artista.
Noi dovevamo impersonare la storia?
Guardai il cappello passare, con i suoi bigliettini in mostra.
Se volevo essere me stesa dovevo ignorarlo.
Ma io portavo già una maschera, anzi due.
Chi era la vera me stessa?
Il famigerato Lupo Nero? La dolce dama accondiscendente? La contessina intransigente? La ragazzina che si esercitava a combattere con suo cugino?
Come potevo interpretare me stessa, se solo definirmi era complicato?
E poi, volevo davvero che quella gente mi conoscesse veramente?
Forse, pensai, portare una vera maschera sarebbe stato più facile, sarebbe stato liberatorio.
Mi morsi inavvertitamente il labbro con aria divertita.
E se pescassi una parte che non ti piace? Pensai.
Beh, farò del mio meglio.
Per un momento i miei occhi incrociarono quelli del falso Imone e sorrisi, mentre pescavo un bigliettino dal cappello.
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